I 10 PUNTI DEL MANIFESTO

Gianfranco Iervolino
Gianfranco IERVOLINO
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La pizza italiana valorizza le forme, le strutture d’impasto, le cotture e le farciture che nascono dalle tradizioni dei territori.
punto n. 1 del Manifesto della Pizza Italiana Contemporanea, 2012

scritto da
Francesca Romana BARBERINI

conduttrice televisiva

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Gianfranco IERVOLINO

Pizzaiolo da quindici anni con un passato da direttore di sala e barman. Una grande passione per il canto classico napoletano in cui si esibisce con successo. Una raffinata dote nella ricerca di ingredienti e prodotti capaci di raccontare la cultura di un popolo e le qualità di una tradizione, prima tra tutte quella partenopea. Vi presento Gianfranco Iervolino, istrionico e determinato professionista che ama definirsi “pizzaiolo per caso”, anche se questo mestiere, è necessario dirlo, pare gli sia stato cucito addosso da sempre. Occhi fieri, sguardo convincente, idee precise: la pizza è un piatto a tutti gli effetti e come tale va trattato.
“Per prepararlo – dichiara – occorrono ingredienti semplici, genuini, naturali. Sono pomodoro, olio, mozzarella e farina a rendere grande una pizza prima di ogni altro elemento. E su questi non bisogna sbagliare”. Gianfranco alla fine degli anni Novanta apre una pizzeria, ma dopo poco tempo si trova improvvisamente senza pizzaiolo e decide così di imparare questo mestiere: “Non sapevo nulla – spiega con grande umiltà – e all’inizio ho dovuto anche regalare le pizze. Erano sbagliate o non venivano come io avrei voluto, non me la sentivo di farle pagare. Sono stati venti giorni veramente difficili, ma poco per volta ho appreso i primi trucchi e segreti e nel tempo, non smettendo mai di studiare, ho affinato le mie conoscenze. La competizione, la sfida sono state per me uno stimolo, come quando dopo un’esperienza in un altro locale mi hanno chiamato a lavorare a Palazzo Vialdo a Torre del Greco dove erano di casa gli chef stellati. Il confronto era serrato, non potevo preparare una pizza come le altre”. Ma la vita ha riservato a Gianfranco altre sorprese che lo hanno indirizzato in modo sempre maggiore verso la strada della consapevolezza e della professionalità. Poco prima di imbarcarsi sulle navi da crociera Msc per lavorare sempre nel mondo della pizzeria, l’incontro con Nino Prisco e Luciano Guida ha cambiato i suoi orizzonti. Con loro Gianfranco ha sposato l’utilizzo delle farine Petra e il costante lavoro di ricerca sui migliori prodotti che esistano in commercio. E così in poco tempo Lucignolo si è trasformata in una pizzeria gourmet dove ogni piatto ha una storia ben precisa da raccontare agli occhi e al palato. A differenza di molti colleghi campani che utilizzano olio di semi di girasole per la preparazione delle pizze, Iervolino ha scelto esclusivamente l’extravergine di oliva Dop della sue regione (Oleificio Di Giacomo) e sui tavoli del locale si possono trovare piccole bottiglie da 100 ml che dopo il pasto vengono portate a casa dai clienti che le hanno utilizzate. Se l’olio è protagonista non sono però da meno, bisogna dirlo, altri prodotti come il San Marzano Agrigenus o la mozzarella di bufala. Realizzate con lievito di birra e con una lievitazione che va dalle trenta alle quaranta ore, le pizze raccontano in primis di grano quindi di capperi, olive nere, alici di Cetara, provola di bufala, basilico, zucchine, formaggio al pepe verde, ma anche di vellutate di zucca o di cavolo abbinate a freschi e gustosi gamberi. Tra le più richieste il Tronchetto Lucignolo, la Favetta, la Sfiziosella, e la “semplice” Margherita. Sul futuro della pizza Iervolino non ha dubbi: “Occorre usare farine di grano al 100%, magari tutto italiano – dichiara – non dimenticando mai di cercare sempre il prodotto migliore. Questa è l’unica strada che la pizzeria moderna può cercare di percorrere e lo dico anche al mondo napoletano che troppo spesso forse ha vissuto sulla rendita di una tradizione che a volte stento per primo a riconoscere”.

Testo originale pubblicato il 7 novembre 2012