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Alessandro Coppari, Mezzometro (e più) di pizza


​Dove si mangia la pizza a metro? Nella Penisola Sorrentina, certo, patria di questa particolare tipologia di pizza “su misura” dove fu brevettata negli anni ’60; ma non solo...

Una buonissima, diversa dall’originale ma che da essa prende spunto, è quella di Alessandro Coppari a Senigallia (e pure a Iesi), che non a caso ha chiamato il suo locale proprio Mezzometro (Lungomare Da Vinci 33. Tel. +39 071 60578, senigallia.mezzometro.it), che ci sembra il minimo sindacale di pizza da godersi da lui.

Il percorso che lo ha portato a diventare uno dei pizzaioli più apprezzati delle Marche – e non solo – è singolare. Giocatore professionista di baseball e poi lavoratore di una cooperativa metalmeccanica, Alessandro ha deciso di mollare tutto per seguire la passione per la pizza.

Finito in Calabria per imparare il mestiere, è poi tornato a Senigallia dove una stagione da aiuto pizzaiolo lo ha definitivamente fatto innamorare della pizza e lo ha spinto ad approfondire l’argomento con corsi e altre esperienze nelle Marche. Dopo 4 anni ha rilevato proprio quel locale sul Lungomare Da Vinci dove aveva iniziato, che era un po’ in difficoltà.

Lui ha raccolto la sfida, puntando proprio sulla pizza a metro – secondo gli insegnamenti di Riccardo Menon – a cui ha dedicato l’insegna.

«Qui a Senigallia d’estate si lavora bene, ma l’inverno è difficile. Serviva qualcosa di diverso, bisognava ripensare il servizio e l’offerta e così ho deciso di proporre la pizza al metro». Scommessa vinta, se nel 2010 Mezzometro ha aperto anche una seconda sede a Jesi gestita dal fratello Alessio.

Il segreto? Un impasto leggero e digeribile (a base di farine macinate a pietra, alta idratazione e una lunga e curata maturazione. Non a caso Mezzometro fa parte dei Petra Selected Partners) e condimenti a base di materie prime selezionate, spesso locali, e ben assortite (in costante work in progress, ora Coppari sta seguendo un corso di cucina professionale a Torino) come la pala con il pecorino dei Monti Sibillini e le fave di Fratte Rosa o quella con pomodorino fresco, aglio, peperoncino confit, basilico e gambero allo zafferano in oleocottura.

Parte del merito va però anche la formula della condivisione al tavolo che invoglia a tornare e a moltiplicare gli assaggi. Oggi sono 4 – a volte anche 5 – gli impasti proposti:

la pizza alla pala cotta al forno a legna (morbida come la napoletana ma cotta alla pala secondo la tradizione romana), quella tonda tradizionale, quella senza glutine e la focaccia “gourmet”, spesso a base di farine “alternative”, servita in spicchi e con condimenti di ricerca.

In questo caso, a garantire la particolare texturecroccante all’esterno e morbida all’interno, c’è anche la biga di lievito madre con gel di grano jarvicella, antica varietà marchigiana i cui steli sono usati tradizionalmente per realizzare i cappelli di paglia di Montappone.


Luciana Squadrilli
fonte: https://www.identitagolose.it/news/view.php?id=133

Leggi il testo integrale nel link FONTE (qui sopra)

 

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