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Pizzeria Acunzo: 57 anni e non sentirli (grazie a un cambio di passo)


Una delle pizzerie storiche del quartiere collinare di Napoli, guarda al futuro con un pizzaiolo giovane e una nuova generazione, anche di pizze. Tutte classiche, ben fatte e ben pensate

"No, assolutamente, la pizza buona a Napoli la mangi al centro storico". Un vecchio leit motiv che per decenni si è tramandato di consiglio in consiglio, soprattutto quelli che i cittadini davano ai turisti che approdavano in città e che, un tempo come oggi, per prima cosa chiedevano suggerimenti culinari.

Un luogo comune che forse ancora è radicato tra chi non osserva da vicino il mondo pizza contemporaneo, ma che nella realtà non resiste più. Ne sono prova molte pizzerie del quartiere Vomero, tra cui spicca da un po' di tempo la rinnovata Acunzo, a via Cimarosa.

Ottima posizione - al centro tra due funicolari e letteralmente a meno di dieci passi dal uno degli ingressi della metropolitana di piazza Vanvitelli -, per questa pizzeria storica che ha recentemente cambiato passo. Aperto nel 1962, questo locale è uno degli indirizzi storici del quartiere - insieme alla Pizzeria Gorizia, che vanta più di cento candeline al suo attivo - contraddistintosi nei decenni per un approccio artigianale alla ristorazione, che era e rimane tipica e tradizionale.

 Un luogo raccolto e familiare che oggi intimo resta, ma con un allure più moderna. I tavoli sono in legno scuro, le stanze ricavate una nell'altra - come è tipico in alcune vecchie costruzioni partenopee - rese luminose dai colori delle pareti, le sedute e le tovagliette a dare tocchi di colore e solarità. Un insieme che lascia nell'avventore la sensazione di trovarsi in un locale contemporaneo, moderno senza essere modaiolo, funzionale senza essere freddo. E accogliente.

La carta delle pizze - c'è anche una sezione ristorante -, racconta la stessa piacevole storia. Poche ricette, il numero giusto, dove si può trovare sia la più classica delle margherite - da provare anche nella versione con bufala, ottimo risultato - che degli azzardi controllati.

A gestire questa nuova generazione, questo nuovo corso - inaugurato nell'autunno del 2018 -, c'è Gabriele Sorice. La sua interpretazione è quella di una classica napoletana al morso abbastanza scioglievole, senza che però si perda del tutto dopo pochi istanti. E' una pizza saporita, di carattere, verace.

Interessanti, tra tutte, quelle che alla veracità di Napoli si avvicinano di più. Come la Margherita Corbarina, solitamente servita a spicchi, ma si può assaggiare anche da sola se si è amanti dei sapori borderline sui sentori agrodolci: una margherita dolce senza esserlo (con pomodorino di Corbara, fior di latte dei Monti Lattari, confettura extra di Corbarino, Provolone del monaco, basilico, Parmigiano reggiano, olio evo) che gioca con la tradizione senza scostarcisi troppo e fa una variazione sul tema arrivando fino alla penisola sorrentina. Prova ben riuscita.  

A seguire la Pizza dei pizzajuoli (da notare la grafia corretta) con pomodoro San Marzano Dop, provola dei Monti Lattari, Parmigiano reggiano 24 mesi, basilico e pepe creolo, da assaggiare magari nella variante con ciuffi di crema di ricotta di bufala; e il calzone classico (fior di latte dei Monti Lattari, crema di ricotta, cicoli, Parmigiano, pepe creolo e basilico) in cui l'impasto si adatta più che bene anche alla versione ripiena, senza risultare troppo pesante, in particolar modo agli angoli che restano morbidi e per il profumo, che è esattamente quello che una pizza dovrebbe avere.

Tra le più "osè", rimane sempre una linea di fondo di coerenza. Un fil rouge che parla di estro, ma anche sempre di molta concretezza. Senza troppi grilli per la testa. Come nel caso della Ciaciona (ragù napoletano, polpettine fritte, provola dei Monti Lattari, crema di ricotta, basilico e Parmigiano) e della SVB (salsiccia nostrana, verdura di stagione, burrata di Andria, olio e Parmigiano): pizze dalla sostanza notevole, eppure ben pensate, lontane dal concetto dilagante di food porn, per un ritorno alla cucina di tradizione, sì sostanziosa ma con una sua logica e un suo perché, che richiama alle cucine popolari di una volta.


Lara De Luna
fonte: https://www.repubblica.it/sapori/2019/05/23/news/campania_napoli_recensione_pizzeria_acunzo-226712607/?ref=drac-4

Foto da pagina Facebook (ndr)

Leggi il testo integrale nel link FONTE (qui sopra)

 

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