E invece la qualità del pane, come del resto quella dell’aria, è un indice importante della qualità della vita e di quanto questa idea di qualità unisca tutti gli attori della filiera agroalimentare.

Oggi che il consumo consapevole del cibo soppianta l’abbuffata post bellica e l’omogeneizzazione industriale dei gusti e delle forme, è arrivato il momento di chiedersi se è tutto vero pane quello che ancora in troppe occasioni mangiamo in e fuori casa. E, rispondendo a questa domanda, iniziare un lavoro di gruppo per ri-definire gli elementi per riconoscere il vero pane.

Nella sala che a luglio Identità Golose dedicherà a pane e pizza quest’anno si parlerà solo di pizza, ma in parallelo ferve un grande lavoro sul pane in preparazione di una prossima Identità che dia risalto alle nuove frontiere della panificazione.

Per Petra il pane vero nasce solo dal lavoro di una squadra che si chiama filiera, unita da un pensiero comune che matura sulla selezione climatica dei cereali, l’uso del lievito madre vivo in abbinamento con farine ricche di fibre e con parti di cereali germogliati.

Un pane così è la risposta al bisogno di migliore digeribilità del glutine e di abbassamento del picco glicemico dei carboidrati. Un pane così aiuta a ridurre lo spreco perché dura naturalmente di più ed è più gustoso.

Come già per pizza e pasticceria apriremo le porte ad un gruppo di lavoro per dare vita al Manifesto del Pane Contemporaneo, sintesi di due giorni di incontri e dibattiti tra esperti, artigiani, stampa e pubblico. Info www.breadreligion.it



Piero Gabrieli
fonte: https://www.identitagolose.it/news/?id=270

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