Certo è una clientela particolare: non è abituale nel luogo di consumo, è disposta a spendere anche qualcosa di più, è aperta a provare proposte nuove e, magari, a ricercarle quando tornerà nei luoghi di residenza. Quale migliore occasione per educare alla buona tavola un pubblico variegato e diffondere modelli di una pizza migliore!
Pensiamo alla sostenibilità, una parola tanto sbandierata che, come al solito, se utilizzata a sproposito rischia di essere un’etichetta vuota di senso. E invece proprio con la pizza messaggi di sostenibilità possono diventare modello concreto di un’alimentazione più sana, più buona, senza sprechi ed economicamente sostenibile per la pizzeria e per i suoi clienti.
Dando per scontati impasti e ingredienti eccellenti, immaginiamo una pizza di quelle che si mangiano per intero e non si lasciano in parte nel piatto, di peso ridotto e prezzo un po’ più alto, meglio se con farine tipo 1 o integrali (suggerisco una delicata Petra 3 o un blend dove prevalga la più muscolare Petra 9) impastate con lievito madre vivo.
Una pizza così è un’esperienza di alimentazione sostenibile, perché non se ne butta via una parte, sfrutta i vantaggi del lievito madre e di una farina con più fibre e meno carboidrati, riduce lo spreco di cibo che si trasforma in sovrappeso e con il prezzo più alto stimola il pizzaiolo a usare ingredienti migliori e aumenta la consapevolezza di spesa del consumatore.
Vuoi vedere che la meta della maggiore sostenibilità del cibo e della riduzione del suo spreco si raggiunge con la bontà e con prezzi di vendita più alti, a vantaggio di una migliore filiera agroalimentare?
Questo argomento sarà sviluppato nella edizione autunnale di Università della Pizza (info e iscrizioni: clicca qui)
Piero Gabrieli
fonte: https://www.identitagolose.it/news/?id=202
Leggi il testo integrale nel link FONTE (qui sopra)
BREAD RELIGION
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