Il primo a proporla fu probabilmente Massimiliano Alajmo al congresso di Identità Golose ormai diversi anni fa, mostrando un procedimento messo a punto per la Montecchia. Da allora la “pizza al vapore” è diventata un nuovo standard, una tipologia molto apprezzata soprattutto per la consistenza: super soffice dentro, croccante fuori grazie al processo di doppia cottura che consente di “vetrificare” gli amidi dando una croccantezza decisa ma sottile e friabile.
Tra coloro che l’apprezzano e la propongono – dopo averci lavorato su attentamente per trovare la giusta combinazione tra tempi, temperature e umidità – c’è Massimo Giovannini.
“Mi piace molto per il gioco di consistenze diverse, piacevolmente in contrasto”, racconta. “Certo farei fatica a paragonare questo tipo di impasto a quello della pizza classica, sono due cose molto diverse. Ma la trovo interessante per inserire una variante nel percorso a degustazione e ci sono dei clienti appassionati che me la chiedono appositamente! Inoltre si presta bene anche all’asporto: una volta cotta, la crosticina croccante regge molto bene per 10-20 minuti”.
A proposito, Massimo e la moglie Barbara hanno da poco lanciato la proposta pensata ad hoc per l’asporto chiamata “Oltre la sala”, con le pizze sottovuoto pronte da scaldare!
Nel menu di Apogeo a Pietrasanta ne propone un paio di versioni, soprattutto all’interno del menu degustazione. In questa sede preferisce chiamarla, più correttamente, “pizza cotta a bassa temperatura”. Anche perché si può replicare – anche a casa – pure in assenza di un forno a vapore utilizzando qualche accortezza.
I consigli di Massimo
“Non è un impasto troppo difficile da replicare a casa. L’importante è cercare di creare umidità e vapore – inserendo una ciotola con l’acqua all’interno del forno – e rispettare i tempi! Deve arrivare ad una temperatura al cuore massima di 90°, che è quella di ebollizione: a quel punto inizierebbe l’evaporazione dell’acqua, invece bisogna interrompere la cottura per mantenere umidità all’interno dell’impasto”.
Questo è il primo step di cottura della pizza, fatta lievitare e infornata nel padellino. Dopo di che, una volta fatta raffreddare completamente, si può anche conservare nei comuni sacchettini da congelatore in frigo a 4 gradi, fino a 8-10 giorni: “Il prodotto è perfettamente stabile dopo la prima cottura, e non si rovina”.
Al momento di mangiarla, va ripassata in forno per rigenerarla e riscaldarla
“Qui è bene usare il forno ventilato, in modo che si asciughi bene e diventi croccante fuori. Io consiglio di mettere appena un’ombra di pomodoro sulla base prima di infornarla, in modo da ammorbidirla ma non rovinare il pomodoro che in 6-7 minuti ad alta temperatura si rovinerebbe. Il resto lo si aggiunge a 20-30 secondi dalla fine della cottura, per scaldarlo al punto giusto”.
Gli altri ingredienti si possono aggiungere fuori dal forno. Già ma quali sono i condimenti ideali per questo tipo di pizza?
“Per me si presta a condimenti semplici, soprattutto a casa. Per esempio con una base pomodoro cui aggiungere, in uscita, della burrata o firodilatte, e poi capperi, acciughe e olive".
La ricetta della pizza cotta a bassa temperatura di Apogeo
Leggi il testo integrale nel link FONTE (qui sopra)
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