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Kamut, farro e una pizza speciale Alessio e gli impasti da «Oscar»


Rovetta, 33 anni, di Chiuduno, è il titolare della pizzeria «Dei Sette Ponti», segnalata dal «Gambero Rosso» tra i locali in cui mangiare dopo la passeggiata sul Floating Piers di Christo


«Un giorno, quando ero ragazzino, un mio insegnante mi disse: tu farai il pizzaiolo. Ci rimasi malissimo». Alessio Rovetta, 33 anni di Chiuduno, allora aveva ben altri sogni — «volevo fare il calciatore» — e di certo non si immaginava dietro un bancone a sfornare pizze tutte le sere. «Se non mi fossi impegnato nello studio, sosteneva il professore, è proprio lì che sarei finito».

Parole di rimprovero che oggi appaiono profetiche. Perché Alessio le mani in pasta ce le mette davvero, ogni sera, da quasi quindici anni, nella sua pizzeria «Dei Sette Ponti», trasferita da poco a Cenate Sopra.

Ma dai suoi due forni («in base al tipo di impasto serve una cottura diversa») escono le pizze premiate dalla guida gastronomica «Il Golosario» tra le migliori sette d’Italia nel 2016. Un riconoscimento che si aggiunge ad altre citazioni in riviste di settore: dal «Gatti Massobrio» alle Guide del «Gambero Rosso» che, di recente, ha segnalato il locale tra quelli in cui mangiare dopo la passeggiata sul Floating Piers di Christo.

Risultati raggiunti grazie alla continua sperimentazione, «passo le ore a cercare nuovi accostamenti di sapori», mossa da una grande passione. Nata col tempo. «Come tanti adolescenti, ho iniziato a lavorare in una pizzeria dopo la scuola — racconta Alessio —. Mi piaceva, ma era solo un modo per guadagnare i primi soldi».

Poi qualcosa è cambiato. «Pian piano mi sono innamorato del mestiere e ho capito che quella era la strada che volevo seguire». Così, quando nel 2003 i proprietari del locale per cui lavorava decisero di chiudere, non ci pensò due volte: lasciò gli studi di ingegneria e rilevò l’attività. Fu subito un successo: «Servivo pizze “schiacciate” con farina biologica — ricorda —. Avevo anche gli impasti al kamut e farro: oggi vanno di moda, ma allora ero tra i pochi a proporli e i clienti apprezzavano».

Una scelta supportata dalla famiglia (genitori e fratello lavorano con lui) che portò buoni frutti per anni, fino a un momento di crisi. Personale, più che economica. «Hai presente la sensazione di quando tutto apparentemente va bene ma tu non sei felice? — riflette Alessio —. Ecco, io a un certo punto mi sono sentito così: ricevevo complimenti, sperimentavo nuovi impasti, ma ero insoddisfatto, sapevo di avere del potenziale che non riuscivo a esprimere».

La svolta nel 2013, quando decise di iscriversi all’«Università della Pizza» di Vighizzolo d’Este. «Sono tornato sui libri: non solo laboratori pratici, ma tante lezioni teoriche. Dovrei dirlo al mio vecchio prof che anche i pizzaioli studiano», scherza Alessio.

Con l’attestato in mano e un curriculum di incontri («Ho conosciuto colleghi incredibili e mi sono messo in discussione») inizia una fase di cambiamento: nuovi impasti (sei quelli proposti nel menù), nuovi ingredienti («stagionali e Presidi Slow Food») e il progetto del nuovo locale inaugurato da poco sui colli della Val Cavallina. E un «Oscar», conquistato nel 2014 al «Cibus» di Parma (Salone Internazionale dell’Alimentazione ndr) con una pizza speciale: stracciatella pugliese, acciughe di Sciacca, pomodorino Pachino, basilico.

Ora sei felice? «Sì, ma non ho intenzione di fermarmi. Ho nuove idee in testa. Io qui voglio lasciare il segno».


Marianna Locatelli
fonte: https://bergamo.corriere.it/notizie/tempo-libero/16_luglio_29/kamut-farro-pizza-speciale-alessio-impasti-oscar-a0692480-5564-11e6-af7a-c71c10cda3a8.shtml

Leggi il testo integrale nel link FONTE (qui sopra)

 

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