Il primo non ha bisogno di spiegazioni, basti pensare che la parola rientra nei nomi dei locali in cui si possono mangiare le sue pizze: Il Teatro del Gusto e Gusto Divino a Saluzzo, Sestogusto di Torino.
La seconda è un po’ il pallino di Prete, e non solo perché va di moda: la sua ricerca sulla fermentazione è in costante sviluppo.
La struttura, invece, si riferisce alla sperimentazione su forme e consistenze diverse dell’impasto: da quello classico a quello soffice e alto del “pizzotto”, quasi una nuvola, da quello senza lievito a quello super croccante della “fa croc”, focaccia romana dall’aroma di grano tostato. Ognuno può scegliere quella che preferisce, o anche assaggiarle tutte.
Di origini salentine, 43 anni, Massimiliano Prete è un autodidatta della pizza. Il percorso che l’ha portato dalla Puglia al Piemonte, e dalla pizza “tradizionale” – quella della scuola di Tramonti, la prima con cui si sia cimentato presso la pizzeria di Beppe Francese a Gavi – a quella “contemporanea” è tortuoso, ma non privo di senso.
Per anni si è dedicato alla pasticceria, per poi tornare alla pizza con un approccio nuovo, influenzato dal rigore proprio del mondo del dolce...
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Luciana Squadrilli
fonte: https://www.identitagolose.it/news/?id=159
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