Che sono quasi vent'anni che s'occupa di pizza, ma da un lustro ha cambiato regìme. Farine comme il faut, macinate a pietra, e lievito madre. Piccola cucina con qualche piatto, e pizze tradizionali che stanno per prendere il volo. Niente più capricciosa e quattro stagioni, resteranno solo gli ingredienti di ricerca, dal circuito Slow Food e dalla verve del patron.

Iniziare spartendosi una pizza bianca tentuta alta, con in centro tzatziki e olive, è un colpo di genio. Predispone a dar fiducia, e allora s'osa il Castelpoto, elargito crudo sul pelato spezzato a mano.

Il guanciale di Cinta di Paolo Parisi, su base bianca, sposa il formaggio di fossa. L'impasto ha peso, non ricerca la leggerezza, l'effetto nuvola di molti mastri lievitatori, ma questa versione funziona bene. A volergli trovare una magagnetta, in una serata frenetica come il weekend dopo le otto, meglio le pizze bianche. La rossa, stesa sottile, potrebbe soffrire qualche stanchezza della maglia se ha da reggere la salsa.

Dettaglio, si diceva. Sopra l'impasto, una carrellata di fuoriclasse scelti con la misura dell'amatore, trattati con coscienza da fornai e stenditori, e ben raccontati dai camerieri. Mozzarella e pomodoro al Grigoris sono esaltanti, ma la margherita, già che s'è giunti fin qua, s'è fatta la fila, si dà di gomito e di schiena ai vicini di tavolo, si ordina se è la pizza numero due per chiudere la serata.

Servizio giovane, ma non approssimativo. Celere e preparato invece, disponibile a spiegazioni, consulenze e celebrazioni enoiche e luppolesche. Non i soliti portapizza, e questo conta quasi quanto la passione e la precisione del pizzaiolo.

Sui 25 a testa pizza-e-birra, e un dolcino. Meritatissimi e nella media di categoria.


Fabrizio Roych
fonte: https://www.cucchiaio.it/ristorante/pizzeria-grigoris-chirignago-ve/

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