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Concreto, multiforme e originale: Dry e la pizza di Lorenzo Sirabella


Asciutto. Un termine che si usa per definire molte cose diverse: persone, situazioni, termini. Nel cibo può essere negativo tanto quanto positivo: un alimento asciutto è un fritto perfetto, un lievitato non troppo umido...

Qualcosa che va dritto al punto senza sbavature. Come Dry Milano, il locale in doppia copia - sede - a Milano che tra pizza, cocktail e cucina si mantiene in equilibrio e fa prodezze.

Lì dove si potrebbe creare un pasticcio tra formule diverse, il locale di Via Solferino 33 e il suo fratello (quasi) gemello sono in realtà dei funamboli artistici. Locale ampio (quello di Viale Vittorio Veneto un po’ di più, ma la differenza non si fa sentire) e ben differenziato.

Cocktail e pizzeria vanno a braccetto, nella sala che si snoda attorno al bancone, appena entrati. Ma i bicchieri di miscelato strizzano l’occhio anche alla cucina, in uno dei locali in cui l’abbinamento mixology e cibo non risulta azzardato e posticcio, ma naturale.

L’arredamento è elegante: legni scuri, metalli lavorati nello stile post industriale, qualche accenno di vegetazione. Ma soprattutto musica soffusa, il giusto per poter parlare, e la possibilità di accomodarsi sui tavolini esterni a a guardare il passeggio.

Al forno e in cucina, a gestire tutto come un direttore d’orchestra, c’è Lorenzo Sirabella. Campano, poco più che ventenne è al Dry da un anno, con molte soddisfazioni già all’attivo, come il premio come “Giovane dell’anno” per 50TopPizza. E due locali che continuano a macinare clientela e buon cibo.

“Mi piace sperimentare. Ho approntato una mia piccola linea dei gelati (da provare assolutamente il cioccolato a base acqua, ndr) e per molte preparazioni vengo a sistemare la linea già la mattina, come un un ristorante”.

La pizza non ha i bordi troppo gonfi, rimane nel piatto con le dimensioni che più si confanno ai ritmi e alle abitudini di una città come Milano. Ma è contemporanea senza se e senza ma: fragrante, proviene da un blend di farine che le da la giusta croccantezza (non ha troppa mollica, anzi) e un sapore netto, seppur nella sua delicatezza. Ultima nota ma non per importanza: profuma (ed è davvero un buon profumo; ) di pizza e non di pane.

Il modo perfetto per iniziare una cena qui è con la sua “rivisitazione della fresella”. Ovvero la Focaccia aperta, come la cita il menu: la porzione può essere divisa in due, è tonda e piccola e farcita con stracciatella, pomodorini e olio al basilico. Morsi di grande equilibrio, sapori semplici che aprono lo stomaco. Altrettanto Golose, come starter, le focacce farcite con prodotti selezionati: piccoli quadrati di pizza bianca con salumi, stracciatella e altre ricette a fantasia dello chef. Da provare.

Anche se siamo ben oltre la Campania, una delle più interessanti tonde da provare è la marinara. Capperi di Pantelleria, olive asciugare al forno, datterini freschi e, a scelta, acciughe del Catabrico che arrivano in un vasetto in modo da poter essere dosate a scelta. Perfetta da condividere.

Lo stesso mare lo troviamo sulla Alici: fiordilatte, origano, olio al prezzemolo, zest di limone e peperoncino. Elegante e saporita. Con il giusto sprint.

Le creative variano spesso e si può chiedere un menu degustazione - sicuramente divertente -. Imprescindibili restano le sue interpretazioni di classici del sud. La Piennolo giallo, con mozzarella di bufala DOP, pancetta, olio al basilico, pepe e grana. La spinta della pancetta si sposa bene con i sapori delicati del pomodoro scelto e del latticino.

Con lo stesso stile da delicata rivisitazione, la pizza migliore in carta: Fiori di Zucca. Il fiordilatte e i fiori si intrecciano con la Campania delle zucchine alla scapece e il sapido del lardo. Semplicemente perfetta.


Lara De Luna
fonte: https://www.repubblica.it/sapori/2019/09/12/news/milano_pizzerie_recensione_dry-235560632/
Foto da pagina Facebook (ndr)

Leggi il testo integrale nel link FONTE (qui sopra)

 

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