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Nomen omen: Inedito

Facile, troppo facile, parlare bene di Antonio Pappalardo e per estensione del suo Inedito, locale aperto nel centro bresciano cinque mesi fa. Ne parla la stampa, generalista e di settore, ne parlano i blog più in voga, ne parlano le guide…

Ancora non ci si capacita del fatto che in quel luogo ha dimorato per 57 anni la prima pizzeria bresciana – Varca e Napule – attiva dal 1962, che negli stessi spazi irrompe qualcosa di cui parlare, subito Due spicchi nella Guida del Gambero Rosso dopo che lui stesso ha ricevuto premio speciale Maestro dell’Impasto 2022.

Facile, troppo facile, parlare male d’Inedito, locale aperto nel non facile centro bresciano sempre cinque mesi fa. Il mormorio diventa voce, si allarga, s’infiltra. Compaiono le prime recensioni su Tripadvisor, su Google… Le pizze sono piccole, lillipuziana quella con l’impasto senza glutine, i prezzi invece brobdingnagneschi (sì lo so non abbiamo eguale dimestichezza con i giganti dei Viaggi di Gulliver), ma fossero solo quelli, l’impasto del maestro gommoso, non si riesce a tagliare, fa passare notti insonni, ma che razza di pizze «gourmet» sono mai queste? Non lo sono, quel termine Deo gratias! non appare da alcuna parte nel menu di Inedito.

E al consueto clamore dei re-censori online, si aggiunge, con una certa frequenza, quello di addetti ai lavori, colleghi… L’essere così esposti, così forieri di aspettative, non mette certo in comode posizioni. Cosa dire allora che non risulti scontato, banale, che sia, chiedo venia ad Alessandro Manzoni, Vergin di servo encomio / E di codardo oltraggio, su questa apertura? Mi ci provo del tutto immodestamente io, chiamando alle armi l’incoscienza della senilità. La prima cosa che mi frulla per il capo è che giudicare il nuovo locale di Pappalardo per le sole pizze è del tutto limitativo, non fraintendetemi, so benissimo, nonostante l’età prima invocata, che Inedito è fondamentalmente basato sulla pizza, ma le dimensioni, l’attenzione ai dettagli, l’offerta nel suo complesso, ne fanno qualcosa che sfugge alle etichette, che rifiuta le categorie.

Se qualcuno mi chiedesse come descriverei nel modo più sintetico possibile Inedito userei le celeberrime parole di Quinto Orazio Flacco: Hoc erat in votis, così lo desideravo, anzi, così lo desideravamo, visto che dietro le quinte ma ben presente nei tratti del locale c’è un socio architetto. Così iniziamo a parlare della struttura, per me piacevolissima di questa nuova presenza del centro cittadino. Elegante senza essere pretenziosa, minimale senza essere algida, un contenitore contemporaneo che ha scoperto nel suo ventre – chiedo venia ma la mia mente instabile viene colpita per collegamenti dal ricordo del Ventre dell’architetto diretto da Peter Greenaway con Struggle for pleasure di Wim Mertens… – dei bellissimi scorci sotto il pavimento, opportunamente messi in rilievo da botole in vetro. E già qui, partiamo con il piede giusto…

Arriva il menu ed è il secondo, felice, passo. Carta Aperitivi, cinque Metodi Classici, dallo Champagne al Lambrusco passando per l’ottimo Franciacorta DOCG Dosaggio Zero Vintage Collection 2016 di Cà del Bosco e dal valido Franciacorta DOCG Extra Brut S.A. dei Camossi, due vini fermi, tra cui quello che per me è il Lugana DOC: Marangona 2020, giovane giovane ma si farà. Poi un paio di Drink (non Drinks, i plurali inglesi in un testo italiano vanno declinati al singolare) tra cui un lussuosissimo Spritz Inedito (Bitter Opera Rossa, Franciacorta Camossi Extra Brut, Vermouth Bianco di Arudi, Seltz) a cui non guasterebbe una minore presenza di ghiaccio, un paio di Analcolici e altrettanti, di livello, Gin Tonic, miscela ormai proposta a tutte le ore. Un piccolo stuzzichino, per noi del pane di segale tostato con del pomodoro, ed ecco la lista degli Starter.....


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Carlos Mac Adden
fonte: https://madeinbrescia.org/2021/11/03/nomen-omen-inedito/

Foto di Aromi Group

Antonio Pappalardo per i suoi impasti utilizza le farine Petra 1 HPPetra 0102 HPPetra 0415 Petra 5078 (ndr).

Leggi il testo integrale nel link FONTE (qui sopra)

 

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