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come e dove Petra arriva in tavola
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Dry festeggia a Milano i primi di 10 anni di fusione tra pizza d’autore e “fine drinking”

Quando ha aperto, l’accoppiata pizza e birra sembrava inattaccabile, ma una pizzeria che sembrava un lounge bar e pretendeva di abbinare alla pizza napoletana dei cocktail pareva una bizzarria che solo a Milano la si poteva pensare, e poi chissà quanto durerà...

Dry Milano è Selected Partner di Petra

Sono passati 10 anni dall’apertura di Dry e il locale, giustamente, festeggia il successo di un’idea che ha fatto scuola. Con uno stuolo di bartender “amici” di fama nazionale e internazionale.

Il programma dei festeggiamenti
Il programma, chiamato Ten Years of Taste, si snoda dal 12 al 17 settembre e vede alternarsi al bancone del locale di via Solferino diversi protagonisti della mixology: ognuno con tre cocktail dedicati al Dry.

Così il 12 arrivano dalla Toscana Riccardo Carli e Fausto Bigongiali del Jeffer Cocktail Bar di Pisa e Simone Covan del fiorentino Santa Cocktail Bar, il 13 Dario Tortorella, vincitore della Campari Bartender Competition e il 14 Cameron Moncaster e Samuel Dames dello Swift di Londra. Si prosegue il 15: dalla Campania arrivano Natale Palmieri di Cinquanta Spirito Italiano (Pagani – Salerno) e Vincenzo Pagliara di Laboratorio Folkloristico (Pomigliano d’Arco – Napoli) mentre il 16 salirà da Alex Frezza de L’Antiquario (Napoli). Chiuderanno la settimana di festeggiamenti Louise Lai e Christopher McNulty del Candelaria di Parigi, il 17 settembre.


Dry non è una pizzeria che si è messa a fare cocktail

Pizzaiolo e titolare, napoletano di origini ischitane approdato al Dry nel 2018, Lorenzo Sirabella azzarda un bilancio

“Dry è nato dall’idea di amici e grandi viaggiatori (Andrea Berton, Giovanni Fiorin, Diego Rigatti e Tiziano Vudafieri, ndr) di portare il mondo nella pizzeria: dall’esterno sembra tutto meno che una pizzeria, entri e ti accoglie il bancone con luci soffuse tipico del cocktail bar, dietro ci sono i tavoli ma in un ambiente cosmopolita con musica da club e l’accompagnamento con i cocktail: 10 anni fa era una cosa impensabile. Siamo arrivati a gamba tesa coi cocktail e la cosa ci ha premiato, negli anni. Così, ho continuato un progetto ambizioso, nuovo anche per me, che ha cambiato il mio modo di vedere la pizza e concepire l’ospitalità”.

Ma cos’è che nasce prima? Il cocktail o la pizza? 

“Camminano sullo stesso binario alla stessa velocità, non siamo una pizzeria che ha iniziato a fare cocktail – ci spiega Lorenzo – Ogni tre mesi cambiamo il menu del bar e della pizzeria, il prossimo partirà a ottobre e parleremo di zucca, friarielli, funghi: elementi che andremo a inserire nelle pizze e nei cocktail. Non solo come decorazione ma come fusione di sapori anche con l’obiettivo di non sprecare. Sviluppiamo il menu food, capiamo i prodotti che non riusciamo a utilizzare al 100% e come inserirlo nel cocktail”.

Cioè, una sorta di riciclo a doppio senso tra cibo e cocktail… 

“Sì, prendiamo la zucca: la polpa va sulla pizza e quel che resta – filamenti, buccia e semi – li mettiamo in infusione nella vodka e creiamo un Moscow Mule alla zucca. Oppure il siero della mozzarella, che normalmente si butta perché sulla pizza creerebbe un ‘laghetto’: lo chiarifichiamo e lo usiamo per il Mozzarella Sour. Ma succede anche il passaggio contrario: con la barbabietola “resto” di un’infusione realizzata per un cocktail abbiamo fatto una marmellata di barbabietola al whisky da aggiungere alla pizza ai 4 formaggi”.


L’arte del pairing e come nascono gli abbinamenti

“I nostri ragazzi sono preparati a proporre gli abbinamenti giusti e sanno come procedere – racconta Sirabella – chiedono le preferenze del cliente, la maggior parte dei nostri signature drink (10 in lista, più i classici per i cocktail e 10 pizze in menu oltre a 5 o 6 classiche ovvero Margherita, Marinara, Cosacca, 4 formaggi e con verdure di stagione) sono studiati per essere abbinati facilmente alle nostre pizze e ai nostri piatti, quindi sono a bassa gradazione alcolica, però è possibile fare anche degustazioni specifiche di una pizza e un cocktail”.

Evoluzione della Napoletana e gli abbinamenti del cuore

Non solo cocktail, così affrontiamo il tema “delicato” della pizza, perché ormai gli stili e le scuole sono tante e differenziate, e a volte anche difficili da incasellare in un genere.

“Io vengo da scuola napoletana ma lavoro con la mia interpretazione – fa subito Lorenzo – Utilizzo lievitazioni lunghe, farine particolari e sapori differenti dalla tradizione, ma la cottura è quella napoletana: 55-60 secondi in forno a legna e stesa molto sottile al centro, senza esagerare con il cornicione. Usiamo un panetto leggermente più leggero, 210 grammi, che ci permette di abbassare il livello di carboidrati e nel percorso di degustazione alterniamo alla pizza delle mini insalate”.

Quale, invece, l’abbinamento perfetto tra pizza e cocktail, secondo Sirabella? 

“Mi diverto molto con il mezcal con cui quale gioco sul fronte delle affumicature, mentre il gin è ottimo con gli elementi speziati e con le botaniche che gli danno anima, Questo approccio apre molto la mente verso nuovi abbinamenti”.

Progetti per il futuro, oltre Milano

Ferma restando la pizza simbolo di Dry, che è la Vitello Tonnato, parliamo anche di come saranno i suoi prossimi dieci anni…

“Beh, vero che la pizza Vitello Tonnato, in carta da 10 anni, non si tocca: è una focaccia con salsa tonnata, magatello cotto a bassa temperatura, sale Maldon e polvere di capperi da abbinare al French 75 con limone, gin e champagne – spiega il pizzaiolo – Intanto, però, pensiamo anche a come sviluppare per il futuro la nostra filosofia. Per esempio, stiamo spingendo molto sul No Waste. 

Lavoriamo a stretto contatto con Edris Al Malat, il nostro bar manager: ci sediamo e buttiamo giù delle idee per cercare di non sprecare nulla delle materie prime che utilizziamo e questo ci dà stimoli e ci aiuta ad avere idee cui non avresti pensato. È un concetto molto particolare: da due anni ci stiamo lavorando ed è una bella sfida. L’obiettivo è arrivare al 100% di riutilizzo e ci stiamo quasi riuscendo con le materie prime. Su questo andiamo avanti e anche per i prossimi dieci anni sarà un terreno su cui lavorare molto: per esempio sul fronte plastica e vetro, che ancora ci arrivano dall’esterno e che puntiamo a rigenerare. E poi, stiamo anche pensando di aprire altri locali, portare il Dry fuori Milano.

Dove? La risposta, speriamo, a presto.


Anna Muzio
fonte:
https://www.gamberorosso.it/notizie/notizie-ristoranti/dry-festeggia-a-milano-i-primi-di-10-anni-di-fusione-tra-pizza-dautore-e-fine-drinking/

Leggi il testo integrale nel link FONTE (qui sopra)

 

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