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Biodiversità siciliana


Come dare risposte adeguate in termini di lotta al cambiamento climatico, tutela delle risorse naturali, accesso al cibo, sicurezza alimentare, riscatto economico e sociale degli agricoltori...

E’ da queste domande che nasce Simenza, un nuovo modello di associazionismo, fondato sulla tutela e valorizzazione della biodiversità.

Salvaguardia che deve passare necessariamente da un percorso culturale per riagganciarsi a millenni di storia, tradizioni, saperi contadini, cultura enogastronomica ed espressioni linguistiche.

Il 20 febbraio 2016, nella sala Cerere di Palazzo Chiaramonte di Enna, al centro della Sicilia, nasce l’Associazione “Simenza”Cumpagnìa Siciliana Sementi Contadine, per aggregare agricoltori, allevatori, trasformatori, ricercatori e professionisti con l’obiettivo di custodire e potenziare l’immenso patrimonio della biodiversità siciliana di interesse agrario ed alimurgico.

L’idea di Simenza nasce dall’esigenza di accompagnare gli agricoltori siciliani verso la gestione della biodiversità con la creazione di filiere corte applicando un modello di agricoltura rigenerativa e sistemi di distribuzione sostenibile.

L’arcipelago siciliano ospita il 50 % della biodiversità di interesse agrario in Italia e custodisce il maggior numero di popolazioni locali di grani (più di 50 ecotipi), di queste, ad oggi, soltanto tre (Timilia, Maiorca e Perciasacchi) sono state registrate nel registro nazionale delle varietà da conservazione delle specie agrarie.

Per poter registrare il maggior numero di varietà, Simenza sta formando ed accompagnando gli aspiranti agricoltori custodi verso la registrazione e la successiva conservazione.

Ai primi agricoltori pionieri si sono aggiunti produttori di altre colture, legumi, ortive, arboree da frutto, officinali, ed allevatori di razze autoctone, come la vacca modicana, la vacca cinisara, la capra girgentana, l’ape nera sicula, la gallina siciliana, etc., ovvero un insieme di appassionati che lotta e aspira alla valorizzazione di un bene comune spesso colpevolmente dimenticato.

Il Presidente dell’Associazione Simenza, Giuseppe Li Rosi, è un agricoltore, imprenditore e pioniere della coltivazione dei grani antichi in Sicilia che, spinto dall’amore per la terra e dal desiderio di impedire che venisse oltraggiata dall’uso di prodotti di sintesi e dalla incuria dell’uomo, ha iniziato il proprio percorso imprenditoriale partendo da pochi grammi di seme di grani antichi riuscendo a riconvertire interamente la propria azienda di più di 200 ettari a queste produzioni.

Simenza è un vero e proprio contenitore di storie di uomini e donne amanti della propria terra, desiderosi di salvaguardarla e tramandarla alle future generazioni, anche a costo di enormi sacrifici contro un sistema che non li tutela, in una terra la cui bellezza è pari soltanto alle proprie contraddizioni.

All’interno di Simenza ci sono storie emblematiche come quella, ad esempio, di Luca Cammarata, giovane allevatore di capre, coltivatore e trasformatore di grani antichi che, dopo una serie infinita di difficoltà, è riuscito a farsi assegnare un’azienda confiscata alla mafia facendone un modello imprenditoriale e restituendo un presidio di legalità al proprio territorio.

Simenza è piena di giovani che dopo aver trascorso un periodo di tempo lontano dalla propria Isola hanno deciso di tornare per recuperare il contatto con la terra, con le proprie tradizioni, all’interno però di idee progettuali che coniugano la sostenibilità economica con quella sociale ed ambientale.

E’ il caso di Giuseppe Dongarrà, giovane allevatore ed agricoltore di Gangi, sulle Madonie, che ha recuperato un antico grano locale, il “Nero delle Madonie”, all’interno di un progetto di filiera per la produzione e commercializzazione di numerosi prodotti, o come Giuseppe Fontana, che dopo aver conseguito una laurea in Economia e Commercio ed aver lavorato, con buoni riscontri economici in Australia, ha deciso di riprendere in mano l’azienda di famiglia a Gibellina, nel trapanese, per produrre grani locali e vino.

Un caso emblematico è quello di Riccardo Randello, giovane neolaureato di Licodia Eubea, che non ha ceduto alle sirene di una facile emigrazione ed è rimasto nella propria terra per coltivare la cicerchia e produrre la tradizionale Patacò, una squisita farina derivata dalla molitura del legume.

Le donne di Simenza costituiscono, poi, un grande patrimonio dell’Associazione; come Ina Stassi a San Giuseppe Jato e Josephine Corcione a Nicosia, allevatrici di razze autoctone come la vacca Cinisara o la capra Girgentana, o come Silvia Turco custode di grani antichi e del Cane di Mannara, che riescono a coniugare attività complicate, ricadenti in territori difficili, alla loro figura di madri di famiglia.

Simenza possiede al proprio interno storie di recupero di un territorio sempre più abbandonato, uniti ad azioni di integrazione sociale; è il caso di Maurizio Spinello che nel Borgo Santa Rita, suo luogo natìo, dieci abitanti in tutto, ha edificato un panificio che produce esclusivamente pane fatto con farine di grani antichi siciliani e che grazie al successo dei suoi prodotti è riuscito a costruire un pastificio che esporta pasta in tutto il mondo, all’interno del quale lavorano giovani migranti formati all’interno del progetto “Sicilia Integra”, coordinato dal prof. Paolo Guarnaccia, docente del Di3A dell’Università di Catania e portavoce del Comitato Tecnico Scientifico di Simenza, presieduto dal prof. Salvatore Ceccarelli.

Di Simenza fa parte anche una generazione di mugnai che ha ripreso i mulini a pietra dei padri per continuarne l’attività nel solco della tradizione ma nell’ambito di una continua ricerca della qualità tecnica dei prodotti. Oggi in Simenza sono presenti 12 mulini a pietra dislocati su tutto il territorio siciliano, che costituiscono un esempio di recupero della tradizione declinata allo sviluppo imprenditoriale.

Un socio di cui Simenza va particolarmente fiera è Erik Vallini, un bresciano trapiantato a Pantelleria, appassionato custode di lenticchie e grani antichi, che malgrado la distanza fisica dal resto della Sicilia fa sentire la sua presenza ed il suo entusiasmo e rappresenta l’essenza stessa dell’esistenza di Simenza: passione, integrazione ed amore per la terra

Vanto di Simenza sono persone come Tommaso Cannata, panificatore di Messina, o Daniela Di Garbo produttrice di miele di Ape Nera Sicula di Castelbuono, vere e proprie eccellenze professionali siciliane, riconosciute ed apprezzate in tutto il territorio nazionale.

E ancora Federica Genovese che ricerca molini a pietra abbandonati nelle nere “sciare” di pietra lavica dell’Etna e che cura il lucido blog FoodItinera dove descrive ricette antiche.

Numerosissimi agricoltori soci di Simenza producono delle vere e proprie eccellenze enogastronomiche siciliane che sono incluse tra le produzioni DOP, IGP, DOC, Presidi Slow Food, De. Co., etc.

Simenza è anche un serbatoio di antichi saperi tramandati da generazione in generazione, come ad esempio Giacomo Gatì, storico allevatore di capre girgentane a Campobello di Licata e produttore di raffinati formaggi apprezzati in tutta Europa, che divulga la sua arte casearia ai giovani in tutto il continente.

All’Associazione appartengono esponenti storici della coltivazione in biologico in Sicilia, quali Pippo Conti, Francesco Rubino e Paolo Rizzo che svolgono un’eccezionale opera di informazione ai giovani soci; l’amalgama tra le vecchie e le nuove generazioni costituisce una linfa vitale per la crescita comune in un’ottica di confronto e stimolo reciproco.

Simenza attraverso le sue collaborazioni in atto con diverse Università e l’impegno concreto all’interno di numerosi progetti di ricerca è costantemente impegnata nello sviluppo di nuove tecniche di coltivazione, produzione e trasformazione che abbiano come denominatore comune sostenibilità ambientale e salute dei consumatori.

Oggi Simenza conta su circa 140 associati distribuiti su tutto il territorio siciliano, rappresentanti del mondo agricolo, imprenditoriale e della ricerca ed il loro numero è in continua crescita.

L’80% delle aziende associate coltiva in regime di agricoltura biologica e molte delle restanti sono in conversione a testimonianza di una estrema attenzione alla sostenibilità ambientale e alla salute dei consumatori.

E’ sui ponti costruiti tra il passato e il futuro che possiamo trovare le risposte che cerchiamo.



Paolo Caruso e Paolo Guarnaccia
fonte: http://www.innatura.info/2017/08/03/biodiversita-sicilia-grani-antichi/



Leggi il testo integrale nel link FONTE (qui sopra)

 

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