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Collisioni 2018: dieci anni agrirock


Il più vivace festival di Barolo festeggia il suo decennale. Con un’edizione ricca di artisti, attori, scrittori, registi e produttori...


Sempre nel segno dell’incontro culturale. Fra il qui e il là, l’uno e l’altro. Perché la diversità è una ricchezza e un patrimonio. Da coltivare e da valorizzare.

Il maestro Bernardo Bertolucci ritira un premio speciale (e lo mette in fila, accanto all’Oscar, al Leone d’Oro e alla Palma d’Oro alla carriera). Un riconoscimento alla sua arte, nutrita di utopie, sogno e memoria.

Intanto, lo scrittore Michael Cunningham - autore de Le Ore - si racconta fra prosa e poesia; Dolcenera annuncia il suo progetto dal sound tribale;

Erri De Luca ribadisce il valore di ogni forma di vita; e Patrick McGrath condensa in un libro la psiche umana. Mentre Vittorio Sgarbi accende la luce sul mondo a figure, tracciando un itinerario che va da Canaletto a Giovanni Boldini;

il giudice di MasterChef Bruno Barbieri si sdoppia fra il qui e il là, fra il desiderio di rimanere nella propria terra e quello di andare lontano; e Irvine Welsh - la penna di Trainspotting - trascina il pubblico in un realismo tanto viscerale quanto visionario.

Collisioni è così. Da sempre. Intreccio di generi e di generazioni. Di letterati, musicisti, cineasti, chef, scrittori, attori, registi. Collisioni è confronto, incontro, contaminazione, crossover fra le arti. Fra suono e parola, gesto e pensiero, mente e corpo, onirico e reale.

Un festival agrirock che quest’anno celebra il decennale con un edizione “spaziale”. Sempre più capace di allargare gli orizzonti. A Barolo, nel cuore della Langhe, dal 29 giugno al 2 luglio, con le extra date del 24 e del 28 luglio. Per i concerti degli Aerosmith e di Lenny Kravitz. Mentre nel lungo weekend di inizio si esibiscono Elio e le Storie Tese; Max Pezzali, Nek e Francesco Renga; Caparezza e i Depeche Mode.  

Ma ci sono pure Luciano Ligabue e il suo ultimo film Made in Italy; Niccolò Ammanniti con Il Miracolo, la sua nuova serie televisiva; e Alessandro Mannarino, incoronato con il Premio Giovani, per la sua musica densa di coraggio e di speranza. Innumerevoli gli artisti presenti, fieri di calcare le ribalte delle piazze di Barolo: rossa, verde, rosa e blu.
 
Mentre nel cortile del Castello di Barolo si svela il Palco Wine & Food. Con le sue collisioni interculturali e intercolturali, i suoi gemellaggi interregionali e i suoi duetti fra vino e cibo.

Dialoghi che proseguono anche “a porte chiuse”, nelle sale del castello e in giro per vigneti e cantine, grazie al Progetto Wine & Food siglato Ian D’Agata.

Mission? Mettere in contatto i grandi produttori italiani con i professionisti internazionali (buyer, opinion leader, giornalisti, importatori, titolari di ristoranti) attraverso tavole rotonde, seminari, speed-date ed educational alla scoperta del patrimonio alimentare e vitivinicolo italiano.

Fra le realtà aderenti? Il Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, il Consorzio del Franciacorta e il Consorzio Tutela Prosecco Doc. E ancora, la Regione Abruzzo, il Movimento Turismo del Vino Puglia, la Cia (Confederazione Italiana Agricoltori) di Cuneo, Inalpi, Distillerie Berta, Baratti & Milano e Molino Quaglia. Che impasta idee e farine, lasciando la parola (il 2 luglio) a Massimiliano Prete, Petra Selected Partner e patron di Gusto Madre ad Alba e a Torino, nonché del Teatro del Gusto di Saluzzo. Massimiliano che presenta un impasto con Petra Evolutiva e una farcitura con insalatina di gallina bionda piemontese.

E per le vie di Barolo? Si può camminare, ma ci si può pure fermare. Per degustare i vini del Consorzio Alta Langa, un Roero Arneis, i formaggi dop di Assopiemonte o un bianco Friulano accompagnato dal Prosciutto di San Daniele.

E la pizza? C’è eccome, preparata con le farine macinate a pietra di Molino Quaglia e firmate da Luigi Acciaio, altro Petra Selected Partner. Che, con la moglie Jessica Tomaino, sta alla regia di una serie di insegne: da Com’era… è (a Moncalieri) alla new entry torinese Fleg - food on the go (rosticceria napoletana), sino all'attesa Pizzeria Gourmet - Luigi Acciaio, ossia la rinascita della storica Flegrea della città della Mole.

Tante le food zone sotto il cielo di Barolo. Mentre sul palcoscenico più gustoso del festival, l’autrice, conduttrice e reporter Lorena Antonioni tiene la fila delle degustazioni. Che si mescolano a canzoni, performance ed esibizioni. In una sorta di pièce teatrale non-stop dagli ingredienti variegati. Provenienti dalla montagna e dalla collina, dalla campagna e dal mare. Che giunge a Barolo, col Vermentino di Sardegna e le liguri focaccia di Recco e trofie al pesto. Mentre Negroamaro, Primitivo di Manduria e Nero di Troia dialogano con toma, raschera e Bra duro d’alpeggio targati Inalpi e riletti dalla creatività di Gian Piero Vivalda, chef bistellato dell’Antica Corona Reale di Cervere.

E l’Asti Secco? Le bollicine ufficiali della kermesse abbracciano le nocciole tonde e gentili dell’Alta Langa (quelle di Cravanzana per capirci), tutelate e valorizzate dal Consorzio Langarola Classica. E ancora la torta di castagne dell’azienda agricola Marco Bozzolo e le creazioni dello chef Giorgio Politanò, un calabrese nato a Bra che sta alla guida dell’Agrishop di Barolo. Intanto, l’Aglianico del Vulture, il caciocavallo podolico, le soppressate e i peperoni cruschi lucani strizzano l’occhio alle etichette del Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani. Per una sinestesia fra nord e sud.

Sud. Sicilia. Da dove giunge Petra Evolutiva, la farina figlia di una propositiva commistione, collisione, contaminazione fra semi diversi. Che danno spighe diverse. Forti del sostenersi l’un l’altra, nel massimo rispetto del regime biologico. “Le spighe più alte difendono le più basse dalle erbe infestanti. E le più basse difendono le più alte nelle notti di vento e pioggia”, spiega Giuseppe Li Rosi, presidente di Simenza - cumpagnìa siciliana sementi contadine.

Un’associazione-mescolanza di persone differenti, accomunate dalla medesima passione e dalla stessa dedizione per il grano evolutivo e per la riscoperta degli antichi grani isolani. Insomma, una costruttiva collisione fra saperi.

Così come Petra Evolutiva è frutto di fusione: fra agricoltori conoscitori della terra e mugnai. Quelli di Molino Quaglia, a Vighizzolo d’Este, nel Padovano. Depositari del necessario know-how tecnologico per trasformare il frumento in alimento.    

Petra Evolutiva dunque sulla ribalta. Sublimata in focaccia romana al piatto (all'85-90% di idratazione) da Giuseppe Rizzo, Petra Selected Partner del ristorante-pizzeria Dell’Angolo, a Vittuone, in provincia di Milano.

“L'Evolutiva si distingue per i suoi particolari profumi e ben si abbina a un topping in bianco, che elegge verdure fresche, latticini e salumi”, spiega Giuseppe. Che completa la sua creatura con squacquerone, zucchine trombetta, pancetta cotta leggermente affumicata di Capitelli e polvere di pepe timur, piacevolmente agrumato.

Non trascurando di mettere a punto fragranti pagnotte, perfette per incontrare la crema spalmabile alle nocciole by Baratti & Milano. Il cui cioccolato finisce anche in deliziosi biscotti. Il tutto abbinato al Lambrusco secco di Medici Ermete - uno dei cult dell’Enoteca Regionale Emilia Romagna -, al Grignolino del Consorzio Colline del Monferrato Casalese, all’Etna Bianco di Cusumano e al Viognier di Omina Romana, laziale maison di Velletri.

E se Pecorino, Passerina e Trebbiano d’Abruzzo - con formaggi, extravergine e arrosticini al seguito - fanno amicizia con i robusti rossi langaroli, il Verdicchio dei Castelli di Jesi e il Rosso Conero - con corredo di casciotta di Urbino, olive all’ascolana, prosciutto di Carpegna e formaggio di fossa Santa Caterina - discorrono con Barbera d’Asti, Ruchè e Grignolino. Fra i must del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato.

Senza dimenticare il valore dell’arte d’invecchiare. Di un vino, di un distillato o di un prodotto caseario. Per un inno al Castelmagno e all’Amarone Tedeschi, al Barolo della cascina Lo Zoccolaio e di Rivetto e al Montepulciano d’Abruzzo di Cantine Dei, nonché alla grappa Berta maturata in barili da cento litri. Custodi del tempo lento del buono.


Cristina Viggè
fonte: http://www.fuorimagazine.it/blog/shooting/?permalink=collisioni-2018-dieci-anni-agrirock

Leggi il testo integrale nel link FONTE (qui sopra)

 

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