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come e dove Petra arriva in tavola
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La pasticceria socratica di Sirani


Somiglia a Socrate. Ma non è tanto la canuta barba a suggerirne la similitudine, quanto il carattere, il pensiero e quel geniale esercizio dell’ironia che riesce a trasformare tutto in magia...
 

Nerio Beghi incarna appieno il celebre filosofo ateniese. In quel suo saper suscitare il dubbio e stimolare la riflessione, in quell’anticonformismo e in quell’indipendenza intellettuale che non si sottrae da un differente guardare. E poi nell’arte della maieutica, applicata alla pasticceria, al Sirani di Bagnolo Mella (Bs). 

Certo che sì. Nerio, attraverso i dolci, pone delle domande, fuga le certezze ed esorta al raggiungimento di un nuova verità. Perché mai il cannoncino deve presentarsi sdraiato nel banco refrigerato? E allora lui lo posiziona in verticale, pronto per essere farcito.

Oppure lo fa lungo trenta centimetri, lo moltiplica per tre e lo confeziona in una scintillante e argentea busta chiusa da una cerniera lampo arancione fluo. Ribattezzando i tre moschettieri golosi con Giusto (ripieno di crema pasticcera), Giustino (colmo di cioccolato) e Giustone (saturo di zabaione). Da impreziosire - per esagerare - con l’aureo spray decorativo di Valrhona.

Nerio. Un Petra Selected Partner che mette le mani in tutte le farine di Molino Quaglia, creando meraviglie. Rigoroso e coerente nel suo essere audacemente controcorrente. Detonante, come la sua Bomba con la miccia, pronta a esplodere: fuori, un guscio croccante di cioccolato; dentro, un voluttuoso pasticcio di bignè.

E Re VIII? È un maxi panettone suddiviso in otto fettone che girano su una giostra. «Ma il pubblico apprezza anche il singolo ottavo», precisa l’artista. Che, periodo pasquale a parte, lo propone tutto l’anno. In diverse soluzioni: classico, alle fragoline di bosco, fichi e zenzero, pere e cioccolato. Un baccanale di sapori. Soprattutto se il panettone viene tostato, sublimato in bruschetta e abbinato a foie gras, jamón Joselito o acciughe del Cantabrico. In un continuum fra dolce e salato.

E pure Biancaneve e i dolci nani è una torta puzzle da acquistare in blocco oppure a pezzi. Otto in toto, riletture al cucchiaio di delizie tradizionali: Biancaneve (meringa e fragole), Cioccolo (cioccolato e nocciola), Bignolo (bignolata alla vaniglia), Fruttolo (crostata di mele), Nocciolo (cuccagna di nocciole), Mammolo (babà con crema e panna), Mochino (zuppetta al caffè), Zuppolo (zuppa inglese). Proposte non solo nella pastry zone, ma pure nella pizzeria.

Eccentrico, barocco, provocatorio, iperbolico, istrionico Nerio.

«Le idee? Come mi vengono non saprei. Mi arrivano e basta. Quel che è certo è che mi sento un sessantenne con lo spirito da ventenne», confessa lui. Nato a Ghedi, nel bresciano, e presto alle prese con la ristorazione in quel di Montirone. Poi la decisione - dopo che il socio cuoco ebbe incoronata la sua vera vocazione, facendosi frate - di inaugurare uno spazio in cui proporre dolci al piatto.

«Ma fu un buco nell’acqua. Funzionò invece la pasticceria», racconta Beghi. Pasticceria da asporto s’intende. Ma non quella canonica. «Macché. Noi non combaciamo con le produzioni standard». Poi, una dozzina d’anni fa, un’altra svolta e il trasferimento a Bagnolo Mella. In una corte che, se fu parte integrante di una cascina rurale, ora è l’imperante regno di Fantàsia.

«Qui ci siamo creati il nostro spazio da sogno», dichiara Nerio, affiancato nell’avventura infinita dalla compagna Simona Capoferri. Alla regia della sala di Sirani. «Beghi non suonava bene. Così ho preso a prestito l’armonioso cognome della mamma di mio padre, nonna Irene». Nome che porta la figlioletta di Nerio e Simona.


Cristina Viggè
fonte: https://www.identitagolose.it/news/view.php?id=140

Leggi il testo integrale nel link FONTE (qui sopra)

 

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