Giuseppe Li Rosi sceglie il registro della poesia per raccontare le nuove memorie della terra che sta costruendo insieme ai 170 soci di Simenza, Compagnia siciliana di sementi contadine.
Accanto a lui, Tommaso Cannata, il fornaio di tutta Messina (e da un anno anche di un pezzo di Milano), dà conto del sogno in cui il seme si è già trasformato: le forme di pane di quel Miscuglio evolutivo che - insieme alla Tumminia, «quando è quella vera, quando è quella buona» - è già diventato la sua farina preferita.
Grazie a loro, il pomeriggio di Identità di Pane e Pizza è cominciato con la doppia emozione che solo la potente ed evocativa liturgia del pane spezzato sa muovere attraverso il cuore, prima ancora che attraverso il profumo ed il gusto: il dono di una irripetibile condivisione sodale e quello di una autentica lezione esistenziale.
Il primo dono è quello di Tommaso Cannata che, inaspettatamente, consegna tra le mani di tutti i presenti non solo un boccone da assaggiare, ma un pugno di lievito madre da accudire:
«Questo lievito madre l’ho ereditato da mio padre, l’ho custodito per la vita e ora l’ho consegnato a mio figlio. Non ne sono geloso, ma è importante che sappiate che fa parte della mia famiglia. E che perciò vi chiedo di prenderlo e di portarlo a casa solo se pensate di poterne avere cura col rispetto che merita»...
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Concetta Bonini
fonte: https://www.identitagolose.it/news/?id=163
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