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RASSEGNA STAMPA WEB
come e dove Petra arriva in tavola
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come e dove Petra arriva in tavola
Quello che le donne dicono. E fanno

Si sono conosciute sui banchi di “scuola”. Si sono ritrovate. Hanno avuto un’idea illuminata. E l’hanno realizzata.

In sintesi, è andata così. In realtà, la trama è più complessa. Nutrita di passione, forza di decisione, coraggio, caparbietà e audacia.

Quella di otto donne diverse, figlie di storie diverse e di terre diverse. Unite da un unico obiettivo: creare il buono per far del bene.

“Tutto nasce durante l’ultima edizione di PizzaUp, il simposio tecnico sulla pizza italiana organizzato da Molino Quaglia, a Vighizzolo d’Este. Alcune pizzaiole sono venute da me, dicendomi: perché non facciamo qualcosa insieme. Abbiamo parlottato un po’ e creato un gruppo su WhatsApp. Da lì tutto è maturato. Come un impasto”, racconta Francesca Romana Barberini, autrice, food writer e conduttrice televisiva, in onda - tutti i giorni alle 10.45 e alle 19.40 - su Alice TV con Cuochi e Dintorni.

A idratare e ad alimentare l’idea di partenza si sono poi aggiunte l’energia e la tenacia di donne con tanta voglia di organizzare una serata dalla finalità precisa: devolvere il ricavato al Centro Antiviolenza P.e.t.r.a. del Comune di Verona. Un servizio gratuito - che opera in totale anonimato - promosso dall’Assessorato alle Pari Opportunità.

“Cerchiamo di dare delle risposte concrete alle donne che hanno subito violenze e maltrattamenti. Offriamo ascolto e sostegno, consulenza psicologica, sociale e legale, nonché ospitalità protetta”, spiega Tiziana Cargnelutti, responsabile del centro P.e.t.r.a. - acronimo di pratiche, esperienze, teorie, relazioni antiviolenza.

E lo racconta alzando il sipario sull’evento di degustazione andato in scena lo scorso 12 marzo al ristorante-pizzeria Settimo Cielo, a Settimo di Pescantina.

Insegna guidata proprio da Petra Antolini e dal marito Lorenzo Giacopuzzi. Miss Antolini che fa pure parte del network Petra Selected Partners di Molino Quaglia. Delle serie, nulla capita per caso.

E non certo a caso sono state ideate pure locandina e cartolina dell’appuntamento declinato al femminile. Che vanta già due hashtag: #donnedipizza #donnedicuore. Ormai un claim.

“È parlando con Francesca che mi è venuta in mente la carta da gioco della regina di cuori”, spiega Serena Romio, fumettista e illustratrice torinese trapiantata a Roma. Da lì la carta-emblema, reiterata pure sulle divise delle otto pizzaiole. Con tanto di “Q” di Queen.

Regine di pizza. Regine di cuori

Otto le donne protagoniste. Amiche e complici. Alcune con una formazione in comune: i corsi dell’Università della Pizza di Molino Quaglia. Altre con un percorso differente, ma sempre improntato sulla massima qualità.

E su una spiccata identità. Personalità eclettiche, espresse in pizze-ritratti dei loro caratteri. Pizze ambasciatrici di cuori, mani, pensieri, territori, sogni e desideri. Pizze dalle variegate texture e farciture. Che a loro volta raccontano di altre donne e di altri uomini di valore.

Paola: una bionda tutto pepe… e dolcezza

Ha grinta da vendere Paola Cappuccio, cresciuta tra forni e impastatrici, con nonno Armando a far da maestro. Ora lei è al timone di Pizza Verace, nella partenopea Portici. E porta avanti un discorso di eccellenza fatto di pazienza, attenzione, rigore e dedizione.

“Perché bisogna riconsegnare alla pizza il suo tempo naturale”, dice Paola. Che utilizza farine macinate a pietra, verdure dell’orto di casa e tanti prodotti della Campania Felix.

In degustazione?

Ha portato una pizza napoletana classica al piatto: “La rivisitata cacio e pepe”, preparata con Petra 3 (al 70% di idratazione) e arricchita da mozzarella di bufala campana del consorzio, pomodoro San Marzano, olio extravergine d’oliva, pecorino romano e una spolverata di pepe.

All’uscita dal forno. “Il sapore ricorda il ragù che si faceva a casa”, spiega. E abbina la sua creatura con la birra artigianale "Golden Sand" firmata Monaci Vesuviani. Una bionda dalla schiuma generosa, dal gusto morbido, pieno e fruttato e dalle note spicy.

Marzia: forza, zafferano e liquirizia

“Con un papà cuoco… in cucina mi ci sono ritrovata”, racconta Marzia Buzzanca. Ma la sua storia non è stata affatto facile e la sua strada non è mai stata in discesa.

Una storia che l’ha vista nascere a Tripoli, diventare ginnasta ritmica, mamma, sommelier professionista e imprenditrice nel settore enogastronomico. Impegnata nell’avventura del Vinalia, enoteca aquilana presto trasformata in ristorante. Dove si sono fatti le ossa pure William Zonfa e Felice Sgarra, ora entrambi chef stellati.

Una storia, quella di Marzia, proseguita con Percorsi di Gusto, interrotta col terremoto dell’Aquila e poi ricominciata. Nella stessa sede e nell’attuale viale della Croce Rossa.

Andate, ritorni, fermate e ripartenze. Sempre con la stessa testardaggine di chi non molla. Mettendosi in gioco. Sì, perché lei la pizza l’ha dovuta imparare a fare da zero.

Passando ore e ore ai Tigli di Simone Padoan. Taccuino alla mano e occhi inchiodati su lievito madre. Ma si sa, la perseveranza aiuta a volare.  

Eccola la sua pizza della serata: la “Ruota d’Oro”. Alla base Petra 3 e Unica. Al top: fiordilatte, pollo allo zafferano dell’Aquila, pomodorini secchi, cuori d’insalata, mandorle in scaglie e leggera spolverata di liquirizia di Atri, in provincia di Teramo. Un inno all’Abruzzo.

“Inizialmente il piatto è nato come un secondo. Ma poi l’ho trasformato in pizza”, svela madame Buzzanca. Che fa incontrare la sua pizza con la "Nora" di Baladin, una birra egizia dal tono caldo e ambrato e dai sentori di zenzero e agrumi. Al sorso: nomadi ricordi di piramidi.

L’extra sofficità di lady Eleonora

Ha origini mantovane Eleonora Massaretti. Ma ormai vive e lavora nella rovigotta Castelmassa. Dove guida il Basilico Rosso, una pizzeria artigianale con cucina dove la fanno da padroni forno e impasti. Con tanto di schizzi e spiegazioni annessi e connessi.

“Così i miei ospiti capiscono meglio le strutture”, dice la madame. Per una scelta che va dalla pizza in pala a quella classica napoletana, da quella rotonda a quella in padellino, sino alla super soft. Una vera nuvola per il palato.

Un pizza morbida come una focaccia, figlia del lievito naturale e cotta a vapore. Elegante e raffinata, come quella proposta per la serata: con puntarelle, fiordilatte, burrata affumicata, pacchetelle di pomodorini gialli e colatura di alici di Cetara.

Delicata, risoluta e sicura di sé. Come Eleonora. Che accompagna la sua sofficissima opera con la "Tre + Due" della brassicola maison trevigiana Via dei birrai.

Una birra ad alta fermentazione: leggera, speziata e agrumata. Ideata per i cinque anni di attività del birrificio. Anche se in quel 3,2 sono svelati i gradi alcolici della bevanda.  

La semplice eleganza di Claudia

Della serie ricominciamo è pure la storia di Claudia Tosello: impiegata per vent’anni in un maglificio e diventata pizzaiola. Grazie anche all’Università della Pizza.

“All’inizio è stata dura. Non pensavo fosse così difficile preparare un impasto. Ma poi mi sono appassionata”, rivela Claudia. Titolare della pizzeria Arcobaleno, a Pettorazza Grimani, in provincia di Rovigo.

In origine, una pizzeria d’asporto; poi con 25 posti a sedere; e fra poco ancora più grande. Claudia aprirà presto una nuova sede (a Beverare) con 50 coperti e un laboratorio dove impastare e sperimentare. “In pizzeria ci sto tante ore, ma ci sto tanto volentieri”.

È felice Claudia. Lo si capisce dallo sguardo e dai suoi capelli iridescenti. Ed è pure soddisfatta della sua pizza in pala alla romana, messa a punto con una biga di lievito madre a base di Petra 1.

Sopra: stracciatella pugliese, patata di Cetica cotta al forno con olio e rosmarino, lardo di Colonnata e fiocchi di sale. La rustica semplicità. Perfetta in tandem con la "Golden Blond" Charles Quint: una bionda ad alta fermentazione dalla schiuma cremosa e dal retrogusto piacevolmente amaro.

Le duchesse Marina e Giovanna

Pasticcera Marina. Cameriera Giovanna. Poi, la folgorazione sulla via del pane. O meglio, assaggiando un pezzo di pane. Da lì la decisione di aprire insieme una pizzeria. A Ferrara, nella splendida città rinascimentale.

Proprio accanto a uno dei tesori nascosti della corte estense: il giardino delle Duchesse, voluto da Ercole I d’Este sul finire del Quattrocento. Così è cominciata l’avventura di Slurp - da Mary e Giò, pizzeria (che presto guadagnerà un’altra cinquantina di coperti) capitanata dal duetto Marina Orlandi e Giovanna Baratella.

Due amiche. Due socie. Pronte a offrire il meglio della cucina emiliano romagnola. Anche sulla pizza. Sì, perché fra le “speciali” in carta compare la "Sugosa", preziosa di pomodoro, fiordilatte e salama da sugo artigianale. Anche se Mary non ha perso la sua vocazione dolce. La tenerina al cioccolato e alla zucca confermano.

Per la serata #donnedipizza #donnedicuore?

Hanno portato la loro firma d’autore. Proponendo una pizza da degustazione arricchita da baccalà, fiordilatte di Agerola, cipolla caramellata e spolverata di nocciole tostate. Alla base: un impasto figlio di Petra Evolutiva, la farina simbolo di diversità che Molino Quaglia ha messo a punto dopo un incontro con l’associazione Simenza - cumpagnìa siciliana sementi contadine, presieduta da Giuseppe Li Rosi.

Un grano evolutivo, illuminato e intelligente, coltivato biologicamente in Sicilia e proveniente da un miscuglio di semi dalle spiccate capacità di ambientamento nella bella isola. Della serie, quando sono la natura e il clima a selezionare il meglio per l’uomo.

Una pizza gustosa quella di Mary e Giò, accompagnata per l’occasione dalla "Ribò" del birrificio friulano Gjulia. Un’altra bionda ad alta fermentazione, rifermentata e affinata in bottiglia. Il suo segreto? L’aggiunta di mosto di ribolla gialla, che dona freschezza e mineralità.

Il saluto al sole di Enrica

Sua sorella Luisa fa una pastiera eccellente, utilizzando farro e avena. Lei fa una pizza sorprendente, usando farina di grano duro (abruzzese) saragolla e curcuma. Si sanno distinguere le sorelle Causa. Senza darsi delle arie. Anzi, lavorando umilmente e duramente.

Enrica gestisce infatti col marito Pietro la pizzeria Rustica di Galzignano Terme, sui Colli Euganei. “Tu entri e vedi me. La mia voglia di esprimere me stessa”, dichiara Enrica. Sempre molto attenta alla salute, alle esigenze alimentari e alle eventuali intolleranze dei clienti. Una donna riflessiva, eppure esplosiva e gioiosa.

Solare. Come la pizza preparata per la serata. Radiosa sin dal nome: "Soleado". Grazie alla presenza della curcuma nell’impasto. E grazie pure al topping: pomodorini soleggiati, fiordilatte agerolese, Monte Veronese vecchio, rucola e aceto balsamico.

In tandem? Un vino semiaromatico: il Ca’ Nova bianco by Il Pianzio della famiglia Selmin, sempre a Galzignano Terme. Un nettare fine ed equlibrato, che si esprime fra profumi di frutta e camomilla. Le sue uve? Principalmente moscato giallo, garganega e Manzoni bianco.

Una cantina, il Pianzo, protagonista di un altro evento di beneficenza tutto al femminile: “Il Vino è Donna”, di scena domenica 25 marzo alla Cantina Piovene Porto Godi di Toara di Villaga, nel Vicentino. Una ribalta che elegge ad attrici le produttrici dei Colli Berici ed Euganei. Da segnare in agenda.

La verve vulcanica di Petra

Capelli neri corvini. Pelle chiara e tatuata. Due figli. E un’energia da fare invidia a un adolescente. Ha concentrazione e nerbo Petra Antolini. Che va mille all’ora, guidando col marito Lorenzo il ristorante pizzeria Settimo Cielo e la bakery takeaway Casa Petra. Entrambi a Settimo di Pescantina, in Valpolicella.

“Sentirsi al settimo cielo significa aver raggiunto il massimo della felicità”, dice Petra. E lei è raggiante. Come le pizze che crea. Persino con la salsiccia della Lessinia, radicchio di Verona, zucca e Monte Veronese.

L’impasto? È realizzato con le farine Petra macinate a pietra, naturalmente. Anche perché lei è una Petra Selected Partner e usa pure l’extravergine toscano Petra, ottenuto da duemila ulivi in località San Lorenzo. A Suvereto, in Val di Cornia.

Di carattere pure la pizza studiata ad hoc per la serata. Alla base, un impasto con Petra 3. Al top: spuma di Monte Veronese e fettina di Vinappeso. Un salume fuoriclasse: stagionato in cantina e poi messo ad affinare nell’Amarone e nel Recioto.

A produrlo è Walter Ceradini, che col suo Vigneto dei Salumi ha pensato bene di legare carni e vini in un’icona contemporanea della Valpolicella. Il risultato è una pizza determinata, ideale in abbinata con una bionda “vulcanica” made in Lessinia quale la Lesster "Valmarisa 1185".

A indicare la valle (e i metri di altitudine) in cui sgorga l’acqua oligominerale di origine vulcanica che le dà tono e tempra.

Le “altre” #donnedicuore

E dopo le pizze? I dessert. Traduzione: il dolce cuore lievitato alla liquirizia e menta, targato Claudia Tosello; e la montanarina by Paola Cappuccio, con ricotta tiepida e papacella candita… da un’altra donna. Sì, Anna Chiavazzo, artigiana casertana titolare del Giardino di Ginevra: un eden di bontà che ammette solo naturalità e territorialità. Oltreché un tocco di originalità.

Ma non finisce qua. Il cocktail che ha dato il via all’evento è stato messo a punto da Giulia Miatto, tutor tecnico di Molino Quaglia alle prese con lo shaker. Risultato? Un signature Cosmopolitan al mirtillo nero. Viola e vigoroso.

Analcoliche - e soprattutto bio - invece le Bevande Futuriste, partner del progetto: Cola, Chinotto, Melagrana, Ginger Rosso e Arancia Rossa messe a disposizione degli ospiti. Per soft drink dallo spirito salutare. E dal tocco glamour.

E poi? 

I braccialetti. Griffati Made in Carcere e portatori sani di un’idea di rinascita e riciclo. Visto che i materiali provengono tutti da “scarti” di stoffe tornati a nuova vita e a nuova forma. Così come le donne che li mettono a punto: detenute alle quali è concesso un possibile “riscatto” sociale.

Last but not the least un libro, scritto da una donna… e da un uomo, entrambi avvocati: Maddalena Castellani e Cesare Triberti. Il titolo: Donne, Fiori Recisi, edito da goWare.

Un saggio, una testimonianza, uno strumento di analisi per meglio comprendere i fenomeni di violenza sulle donne. Perché parole, pensieri e pizze possano concorrere a una prospettiva più rosea.

Ma attenzione, perché non finisce qua. Le otto donne si sono di nuovo scatenate su WhatsApp. E stanno già tramando qualcosa.  

Cristina Viggè
fonte: http://www.fuorimagazine.it/blog/shooting/?permalink=quello-che-le-donne-dicono-e-fanno


Leggi il testo integrale nel link FONTE (qui sopra)

 

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