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Assenza e Alajmo: le verità degli artigiani


La Sicilia più abissale, il ricordo di Gianni Frasi. L'intensa lezione a doppia voce del pasticciere di Noto e del cuoco padovano

La prima cosa che pensi quando li vedi salire sul palco, uno di fianco all’altro, è: guarda un po’. Piccolo e scarmigliato, canuto come un verso petrarchesco il pasticciere di Noto. Lungo e segaligno come un fumetto di Paz, il tristellato di Sermeola di Rubano. Fisicità opposte, che si stagliano sulle quinte dell’auditorium con un effetto persino un poco buffo, così ravvicinate.

Non serve conoscere gli antefatti dell’uno e dell’altro per indovinare la relazione fra Corrado Assenza e Massimiliano Alajmo. È una partita di sguardi. Si avvicinano. Si abbracciano con l’abbandono trattenuto degli abbracci fra uomini. Stabiliscono contatti tattili che tradiscono famigliarità e un bisogno elementare di starsi vicini, reduci entrambi dall’omaggio difficile alla memoria di Andrea Paternoster, il pastore delle api di Mieli Thun. Alajmo: io faccio il cuoco e tu il pasticciere. Assenza: perché c’è differenza? Alajmo: no, non ce n’è. Lo scambio di gesti si traduce in parole che rimbalzano con complicità. Si sorridono.

E Assenza vien fuori con un “io candisco e scandisco”. Il calembour solleva la platea dal cuore greve di un attimo prima. Ma è solo un istante di tregua. Il tema del congresso di cucina, per la prima volta emancipato dalla sua funzione primaria, è il lavoro. I due lo approcciano a due voci.

Assenza: il gusto è dentro le persone. Alajmo: troviamo dentro gli artigiani grandi verità. E da qui il dialogo si scompone nel primo di due assoli, Alajmo fa un passo indietro per lasciare la scena al maestro di Noto. E poi viceversa.

Una voce di donna fuori campo legge una lettera. È quella di una fotografa che scrive ad Assenza chiedendo il permesso di puntargli addosso l’obiettivo, in missione di pace. Mandorle, campi, paesaggi, persone, il mondo dietro le quinte di Caffè Sicilia, tutto incluso. La voce scandisce la risposta di Assenza. E via così, sciorinando tutto il carteggio fra la ragazza e il pasticciere che chiede infine una buona ragione per aprire le segrete di casa sua. Lei ha parole buone per persuaderlo. Assenza assente. E concede alla sconosciuta le coordinate di un itinerario a molte tappe.

Sulla voce fanno irruzione le immagini e la voce di Franco Battiato che canta "La Cura". Siciliani di Sicilia. Potente ruvida immacolata agreste, primitiva. Tutta la Sicilia negli occhi di Letizia Mion, ricomposta nello stream of consciousness per fotogrammi del regista Francesco Di Martino. Tutta la Sicilia svelata da Corrado Assenza, nei volti, gli animali, i paesaggi, la materia, le braccia, le mani, gli occhi, i luoghi dietro e dentro il Caffè Sicilia. Gli agrumi, la terra, il latte, le mandorle. La sostanza stessa di un caffè del Meridione e del mattatore di pasticceria che ha ammaliato milioni di spettatori di fronte agli schermi di Netflix, per la puntata campione di visualizzazioni della serie Chef’s table.

Un luogo capace di rovesciare le rotte, portando la montagna a Maometto. Ovvero il mondo dentro al baretto d’antan alla conquista di una cassatina, un cannolo, una granita di pomodoro e fragole. Salvo scoprire che quel Caffè è un presidio carbonaro dove si detta la linea, tracciando le avanguardie della cucina italiana. A fatti e dolcezze. Non solo a parole. Magari con uno Spaghetto cotto in un brodo di paglia di grano, summa di una lezione aggrovigliata sul cuore come una pasta lunga su una forchetta.


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Sonia Gioia
fonte: https://www.identitagolose.it/sito/it/423/29000/ig2021-il-lavoro/assenza-e-alajmo-le-verita-degli-artigiani.html

Leggi il testo integrale nel link FONTE (qui sopra)

 

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