Lui buca lo schermo. Dello smartphone.
“Due anni fa feci un video per spiegare il perché e il percome dello spillare la birra in una certa maniera. E lo misi sulla nostra pagina Facebook. Bene, dopo appena tre ore quel video contava già 650mila visite. E dopo due giorni aveva superato i due milioni. Oggi vanta cinque milioni e quattrocentomila visualizzazioni. Ha fatto il giro del mondo pure su WhatsApp. E ci ha pure portato clienti da mezzo mondo”, racconta Gionata Gonzato. Per tutti El Tigre. Come l’insegna che da 28 anni guida insieme alla sua famiglia. A Carignano, vicino a Torino. “La pizzeria si chiamava già così quando la rilevammo noi. Il titolare era appassionato di Sandokan”.
Insomma, una Tigre della Malesia in terra sabauda. Un personaggio - uscito dalla penna di Emilio Salgari - presto divenuto pure il soprannome di Gionata. Professionista carismatico, schietto e simpatico. Uno capace. Di impastare e di ironizzare. Di indossare la divisa ma pure la cravatta.
“Amo vestirmi in una certa maniera. E allora mi sono detto: perché non mettere la cravatta tutti i giorni, quasi fossi un impiegato? Così sfoggio una cravatta dal nodo corto. Che mi piace definire sugo repellente”.
Questione di personalità. E Gionata ha imparato a veicolarla nella maniera corretta. Utilizzando con intelligenza e sensibilità anche i social. Dove traspare tutta la sua umanità. Perfetto mix di audacia, rigore, istinto ed estro. Che significa anche dare il giusto peso e il giusto nome alle cose.
Ecco allora che il suo impasto non è uno qualsiasi, bensì il Pentaimpasto, summa di ben cinque tipologie di farine: Petra 3, Petra 5, Petra 9, semola di grano duro e farro. Sublimato addirittura nel PanBurrata, formato di pizza nato quasi per caso e diventato un marchio registrato. Della serie, l’importante è giocare, sperimentare e ragionare. Tant’è che Gionata si è presto sintonizzato sulle consegne a domicilio. Grazie a un Pentaimpasto pensato su misura.
“Certo, lo faccio molto più idratato. Fra acqua e olio extravergine arrivo all’80%. Gli faccio fare una prima cottura, ma non completa. Infatti va finito di cuocere nel forno di casa. Per cinque-sei minuti, a 220°C. Stendo anche un filo di pomodoro. Perché il pomodoro è il sangue della pizza. Infine, posiziono tutti gli altri ingredienti. È il nostro modo per dire che sulla qualità non si transige. E non si può mentire”, spiega Gonzato. Che ha pensato persino al kit per apparecchiare. Metal box incluso. Da usare sia come teglia sia come piatto. Versatile e riciclabile.
Cristina Vigge
fonte: https://www.fuorimagazine.it/mono/post/?mono=social&permalink=gionata-gonzato-simpatia-30
Foto di Thorsten Stobbe
Leggi il testo integrale nel link FONTE (qui sopra)
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