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Impasto 55 a Napoli, recensione: la formula dell’equilibrio


In pochi anni, Impasto 55 è diventato un punto di riferimento per una pizza sempre digeribile e dagli ottimi ingredienti.

Nella vita è tutta una questione di equilibrio. Se ce ne fosse uno, questo potrebbe essere il claim di Impasto 55, pizzeria di Napoli aperta un paio d’anni fa.

Per Vitale De Gais, patron e ideatore del progetto, l’equilibrio ruota tutto intorno al numero 55. Secondo un’antica tradizione dei pizzaioli, la somma dei gradi di temperatura di farina, ambiente e acqua deve essere pari a 55: così nascerebbe il panetto dei sogni.
Posiamo termometro e pallottoliere e sediamoci a tavola.

Ambiente, menu e prezzi

Grazioso e contenuto, lo spazio di Impasto 55 è a un passo da Vincenzo Capuano e forse dieci da Gino Sorbillo sulla destra, e dai Salvo alla sinistra. Non manca la concorrenza di un certo spessore. Eppure il giovane under dog della Riviera di Chaja sa dire la sua.

Colori naturali, sui toni del grigio e del legno chiaro, rendono Impasto 55 piacevole e riposante. Le scritte che si rincorrono sui muri e nei neon rimandano all’equilibrio e ad una sana follia, tra citazioni di Vasco Rossi e nientedimeno Alberto Shon, psicoterapeuta. Attraente anche lo spazio esterno.

Il placè è semplice: su tavolini di legno dal cuore di spighe di grano, niente tovaglie! Solo posate e tovaglioli di carta brandizzati. Ci avremmo visto bene un bel linone beige.

Il menu è un libretto di legno con numerose pizze, intorno alla ventina. Un po’ troppe per non rendere la scelta ostica.

Buoni i prezzi dei fritti che al pezzo non superano i 4€ delle patate fresche.

Più arroganti le pizze: partiamo dalla marinara a 7,50 e giungiamo ai 16 € della San Daniele, una delle Creative, tutte comprese tra i 12 e 14,50 €. Prezzi non fuori dal mondo per la posizione e la qualità degli ingredienti, ma sicuramente non popolari.

I fritti e le pizze di Impasto 55

Fritti incoraggianti, asciutti e ben dorati. La frittatina di bucatini è pastellata, l’interno un po’ troppo liquido. La forte cremosità della besciamella è voluta: De Gais sostiene che molte frittatine possano risultare annozzolanti. Se il napoletano fosse traducibile perfettamente in italiano, potremmo dire difficili da deglutire: ma in quella parola c’è un mare di biasimo lost in traslation. Pur apprezzando la gnomica, la frittatina continua a sembrarci da compattare! Buono il fiore di zucca con ricotta di bufala DOP: non da tutti un filling di tale rilievo.

La marinara, con olio Torretta Dop (unico olio selezionato e grande vanto di Impasto 55), San Marzano dell’Agro Nocerino-Sarnese, aglio dell’Ufita e origano di Pantelleria, fai prima a mangiarla che a ordinarla. Secondo Massimo Troisi, sarebbe dovuta venire su, più scostumata di Mas-si-mi-lia-no, in realtà è proprio buona!

Sin da questa prova, come del resto è giusto, possiamo apprezzare l’impasto, attentamente creato.

Risultato di un mix di farine selezionate per diverso grado di robustezza, ottenute da macinazione a pietra (Molino Quaglia), la pizza ha un basso tenore di sale e lievita per circa 72 ore. La leggerezza che si ricercava si nota; la lievitazione ha compiuto il suo percorso nel modo più virtuoso. Il disco risulta elastico, piacevole alla masticazione, lascia un buon palato anche a digestione finita. I cornicioni sono ben sviluppati: non tracotanti, ma nemmeno intimiditi post taglio come i più goffi canotti.


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Daniela Persico
fonte: https://www.dissapore.com/pizzerie/impasto-55-a-napoli-recensione-la-formula-dellequilibrio/

Leggi il testo integrale nel link FONTE (qui sopra)

 

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