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Così Giuseppe Li Rosi sta regalando un futuro alla biodiversità siciliana


Il padre è stato uno dei migliori agricoltori della provincia di Catania. La madre era figlia di allevatori. Che la terra e i suoi frutti, dunque, fossero nel destino di Giuseppe Li Rosi era proprio scritto nel dna...
 

Ma prima di approdare al grano in tutte le sue forme, è passato dall’elicicoltura e da alcuni tentativi di coltivare i cereali non andati a buon fine. È stato diventando commissario straordinario della Stazione sperimentale di Granicoltura di Caltagirone che la sua vita professionale ha avuto la svolta decisiva, virando in direzione di quei grani siciliani autoctoni che, negli anni a venire - come lui capì subito - avrebbero avuto un gran successo.

Da quella prima intuizione del 2011 sono passati otto anni, nell’arco dei quali Li Rosi, restando sempre a Raddusa, suo paese di origine, ha fondato Simenza, Cumpagnìa siciliana sementi contadine, un’associazione culturale nata nel 2016 per difendere uno dei più preziosi patrimoni della Sicilia, la biodiversità.

L’idea di partenza era di difendere quella cerealicola (di soli grani, l’isola conta 52 varietà, 5 teneri e 48 duri). Ma ai cereali si sono uniti i legumi, poi gli animali e il tutto ha finito col coincidere con una spinta a guardarsi meglio dentro per tutelare la biodiversità per eccellenza, quella umana, perché «chi più di noi siciliani è frutto di tante commistioni?».

Li Rosi racconta così gli esordi di Simenza, comunità all’interno della quale ogni agricoltore, allevatore, ortolano, mugnaio, fornaio, pastaio ha il prezioso compito di valorizzare le risorse locali. Oggi, a distanza di quasi tre anni dalla sua creazione, Simenza raggruppa 170 produttori che si sono moltiplicati dai 70 iniziali, imparando a stare insieme nonostante, a volte, la diversità di vedute; riuscendo ad adattarsi l’un l’altro come fanno le spighe in un campo di grano evolutivo.

«Questa diversità all’interno della nostra compagnia è stato il valore aggiunto – dice – l’unico sistema possibile per portare avanti l’evoluzione». 

Ha recuperato un vecchio sapere e lo ha messo al servizio di tecniche moderne facendo retro-innovazione. Questo ha permesso alla Cumpagnìa di avere commesse da grandi aziende ed ha dato quindi la possibilità agli associati di risolvere i problemi economici legati alla gestione delle imprese, spesso a conduzione familiare. Sono stati creati un comitato tecnico-scientifico col compito di redigere un disciplinare di produzione ed un marchio di garanzia accreditato, anche presso la Repressione frodi ed il Crea, il Consiglio per la ricerca in agricoltura.

Recuperate le antiche coltivazioni autoctone, la sfida oggi diventa quella di creare altre varietà che ben si adattino ai continui cambiamenti climatici; per farlo, Simenza si affiderà ancora una volta al lavoro degli avi, continuando a essere sempre custode e garanzia della diversità dei singoli territori.

Giuseppe Li Rosi salirà sul palco di Identità Milano 2019, lunedì 25 marzo alle 13,20 in sala Blu2, insieme a Tommaso Cannata (del quale abbiamo già parlato qui) nella sezione Identità di Pane e Pizza, qui il programma completo: Identità di Pane e di Pizza: 8 lezioni, 13 relatori per guardare al futuro.


Clara Minissale
fonte: 
https://www.identitagolose.it/sito/it/237/22132/identit-milano/cos-giuseppe-li-rosi-sta-regalando-un-futuro-alla-biodiversit-siciliana.html?p=0

Leggi il testo integrale nel link FONTE (qui sopra)

 

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