Promosso e curato dallo stesso molino veneto nelle persone di Chiara Quaglia, amministratore delegato, e Piero Gabrieli, direttore marketing. Tre giorni pieni di lezioni e di dibattiti, con una formula nuova rispetto al passato.
Un tempo i pizzaioli venivano suddivisi in squadre e ognuna doveva presentare a fine convegno una pizza speciale, figlia del lavoro svolto ascoltando e confrontandosi con i vari esperti coinvolti, su tutti e da tempo Corrado Assenza, maestro a 360 gradi al Caffè Sicilia a Noto. E le preparazioni venivano presentate alla stampa presente, cosa che ha sempre condizionato i lavori dei più perché tutti vanno a PizzaUp per imparare e non per fare un gara.
Conseguenza pratica: difficilmente gustavi pizze indimenticabili, anzi in genere erano dimenticabilissime perché non si partiva alla ricerca di equilibrio e golosità perfette. Si sono sempre esplorate nuove strade per capire quali sentieri imboccare nel futuro, cosa fare entrare di nuovo nel proprio lavoro, cosa potrebbe essere concretamente utile e cosa è giusto sapere senza per questo farlo proprio perché ci sono cose che possono non essere coerenti con le scelte fatte a livello di propria pizzeria.
Questo ripensare la formula ha tolto quel nervosismo sottotraccia del passato e conferito nuovi impulsi seguendo le tre parole chiave: terra, fermentazioni e cucina. Sì, cucina perché la pizza non vive per conto proprio conto, non è – non dovrebbe essere – il cugino sfortunato della cucina di qualità, è uno dei mondi che concorrono a formare l’universo della nostra ristorazione...
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Paolo Marchi
fonte: https://www.identitagolose.it/news/view.php?id=133
Foto da archivio Petra
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BREAD RELIGION
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