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come e dove Petra arriva in tavola
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Di design.Chiacchiere di gusto intorno a una pizza con Giovanna Castiglioni da Confine a Milano


Pizza e creatività. Un punto di vista raccontato davanti a una tavola apparecchiata. Chiacchiere tra piatti e cornicioni da addentare...

A Spicchi, il progetto che stiamo portando avanti con Petra Molino Quaglia, ci sta facendo costruire un itinerario legato alla farina e alla cultura, ai modi di intendere l’arte, alla maniera di comunicarla e divulgarla. Pizzeria dopo pizzeria, città dopo città.

Chiacchiere di gusto intorno a una pizza: è questo il nome della serie che parte oggi, un podcast a puntate dove la direttrice di Gastronomika, Anna Prandoni, dialogherà con personaggi legati alla creatività nei modi più diversi. Abbiamo deciso di incominciare con Giovanna Castiglioni, custode della memoria di uno dei più grandi architetti e designer italiani, Achille Castiglioni, e portatrice della visione concreta e intima di questo gigante della nostra storia recente, che ha regalato al mondo progetti mortali, fondando il suo lavoro sulla curiosità.

Lei, Giovanna, insieme agli altri eredi, ha fatto in modo che il pubblico potesse ancora avere a disposizione lo Studio Museo Achille Castiglioni, insieme alla Fondazione omonima, per poter condividere con i visitatori il luogo e le storie in esso condivise.

«Ci sarà sempre uno studio Castiglioni che racconta storie, magari da un’altra parte, magari proprio nei ristoranti, magari in giro per il mondo. Perché no? È il metodo che portiamo in giro» spiega Giovanna, che, come il padre, ha lo stesso modo affascinante di narrare storie e di renderle ancora più speciali. Forse lo è grazie al padre, all’educazione ricevuta. «Se non siete curiosi, lasciate perdere. Se non vi interessano gli altri, ciò che fanno, il mestiere del design non è il mestiere per voi, diceva sempre».

Come guardare le cose e come guardare la vita: questo l’insegnamento principale di Achille Castiglioni, che è diventato un lascito per chi è ancora qui. E mentre al tavolo cominciano ad arrivare le proposte della pizzeria Confine di Milano, basate su un percorso degustazione e su un wine pairing mai banale, ma sempre azzeccato, Giovanna trova l’intuizione, l’attacco giusto, che dagli assaggi delle pizze firmate Francesco Capace trova un appiglio per dimostrare quanta curiosità possa esserci dentro dei semplici oggetti di uso comune: un cucchiaino per la maionese che arriva fino in fondo al barattolo, le ciotole in silicone per far mangiare i cani, il bicchiere da scout che diventa piatto dopo l’uso.

«Il design deve servirci a risolvere la vita, non a far diventare più belle le cose» spiega Giovanna. Che poi è un po’ il concetto di creatività che si ritrova anche in pizzeria: non serve spingere con la vena creativa al massimo, se poi quella pizza non è buona o si fa fatica a mangiarla.

«Sicuramente io sono figlia di uno che ha fatto progettazione, assolutamente calata sulla funzione, risolveva un problema e ti arrivava con un oggetto utile, possibilmente di industrial design, che vuol dire entrare nelle case di tutti, possibilmente con un basso costo. Però oggi chiaramente il design ha preso anche delle pieghe diverse e quindi in base all’oggetto che hai davanti, ahimè ce ne sono che sono diventati più lussuosi e altri che comunque mantengono la qualità perfetta».

La pizza è davvero l’esempio perfetto da accostare al design. «È una nostra infinita passione gastronomica» spiega infatti Anna Prandoni. «Ma è anche un geniale progetto di design. È il piatto sano, buono, bello, economico e facile da consumare per eccellenza. E queste peculiarità l’hanno resa una vera regina in tutto il mondo. Le sue caratteristiche di praticità, di morso, di varietà, di condimento, di semplicità, di approccio sono le stesse su cui si basa il grande design italiano».
E in effetti anche Francesco Capece la pensa allo stesso modo e lo racconta alle sue commensali in un dialogo fitto di parole semplici e dirette: la pizza come creatività possibile e sostenibile, in termini di gusto e di equilibrio.

Un ricordo familiare e intimo appare tra un morso e l’altro. «Mio padre era un  milanese molto propenso a lavorare, lavorare, lavorare. E non era molto attento al cibo, si nutriva. Era magrino. Alla fine, quando era un po’ più anziano, faceva finta di capire che cosa cosa stesse mangiando. Ma essendo un grande fumatore, si è perso come la mia mamma tanti profumi intensi. Io facevo da traduttrice. Invece io ho avuto il piacere di sposare un siciliano. E quindi viaggio in modo molto piacevole dal nord al sud, godendomi il cibo e i piccoli dettagli» racconta Giovanna.

Achille Castiglioni, però, era appassionato di uova, le reputava perfette nella forma ed è riuscito a ricreare oggetti di design partendo proprio da queste. L’uovo di gomma. O l’uovo di legno. «Lo usavo sempre con la nonna, per cucire le calze. I ragazzi di oggi, quando glielo chiedi non riparano le calze, le buttano via. Peccato, perché invece l’uovo va dentro nella calza e quando hai il buco te lo evidenzia e tu lo puoi riparare. Ecco, questa è la dimostrazione che il design che funziona forse è solo quello del passato».

Certo c’è anche quello contemporaneo che può funzionare e riparte dai giovani: «Sicuramente ci sono dei progettisti validissimi oggi che vanno scoperti e devo dire che sono incredibili, veramente bravissimi. Dobbiamo dar loro spazio. Il problema è sempre quello. Perché è vero, i grandi maestri un po’ offuscano e questa generazione dei giovani c’è e ha tanto da progettare. Come ad esempio in una pizzeria come questa, che si è attivata a fare un menu speciale, ragionando e fermandosi un attimo. Così anche i progettisti hanno avuto il modo di riorganizzare le nuove progettazioni calate in una nuova società che cambia».

Questo articolo fa parte di “A Spicchi”, il progetto di Farina Petra e Molino Quaglia. Qui il link per l’iscrizione alla newsletter mensile, da condividere con gli appassionati della pizza.

Ascolta il podcast

Giulia Salis
fonte: https://www.linkiesta.it/2024/02/giovanna-castiglioni-da-confine/

Leggi il testo integrale nel link FONTE (qui sopra)

 

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